
A Zogno un taglio di ulteriori 51000 euro circa
La firma c’è e con essa svanisce ogni possibilità di manovra: i Comuni bergamaschi devono trovare nelle pieghe dei loro bilanci, entro dicembre, 6,4 milioni di euro. Significa tagliare su voci di spesa varie ed eventuali. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha ratificato la decisione e gli oneri a carico di ciascun ente il 5 settembre. La sforbiciata è indiretta: significa che lo Stato ha deciso che questo è il «contributo dei comuni alla finanza pubblica» per i prossimi quattro mesi e dunque non procederà a erogare finanziamenti previsti a inizio anno nelle casse locali. Nel 2014 ai Comuni italiani è richiesto un contributo alla causa di 375 milioni di euro, destinati a salire a 563 l’anno dal 2015 al 2017. Già, ma qual è la «causa» in questione? La risposta si collega ad altre scelte politiche che pure hanno un impatto sul territorio: 6,4 milioni di euro, più quelli che arriveranno negli anni prossimi, è il prezzo che gli enti locali bergamaschi pagano per garantire copertura alla manovra degli 80 euro in busta varata dal governo Renzi. «Una copertura fatta da molte altre voci — precisa il deputato Pd Antonio Misiani —. L’impatto per i Comuni è comunque significativo, è vero, ma va ricordato che sulla Bergamasca sono circa 200 mila le persone che stanno beneficiando del contributo in busta. Tanti sono i lavoratori dipendenti con dichiarazione fra 10 mila e 26 mila euro, cui viene applicato il bonus per otto mesi: significa ben 128 milioni di euro». Cifre che però non frenano le critiche: «Il governo per farsi bello scarica oneri sugli enti locali, il risultato è un taglio progressivo che colpisce tutti i cittadini indistintamente, mette a rischio servizi o porta ad aumentare le tasse — spiega Enrico Facoetti, leghista ed ex assessore al Bilancio del Comune di Bergamo —. Come al solito le riduzioni di finanziamenti non tengono conto della situazione dei Comuni virtuosi, sono parametrati in base alla spesa generale con il risultato che chi ha sprecato si trova avvantaggiato rispetto a chi invece aveva già messo a punto un bilancio senza scialare». Critica che Misiani raccoglie: «Il meccanismo va migliorato, l’introduzione dei costi standard garantirà più equità». I 6,4 milioni di euro bergamaschi si compongono di tagli grandi e piccoli che colpiscono ogni singolo municipio: Bergamo è chiamata a ridurre spese nei prossimi quattro mesi per 845 mila euro, Albino 91 mila, Treviglio 189 mila e via fino ai 772 euro di Blello, 95 abitanti e comunque la sua parte da fare. «Si sperava in una revisione dei conteggi — spiega Claudio Armati, presidente dell’associazione Comuni bergamaschi, già sindaco di Ponteranica con il centrosinistra —, perché i problemi di cassa ormai sono gravi». Invece il 5 settembre le cifre sono state messe nero su bianco. «È abbastanza paradossale che si finanzi così la competitività. Restano con il cerino in mano — dice Armati — i Comuni o le imprese, perché la manovra prevede che gli enti possano decurtare del 5% i costi delle forniture. Si spera che almeno il patto di stabilità, che frena gli investimenti, venga allentato come fatto in parte per l’edilizia scolastica».
La stretta si somma a quelle con cui hanno fatto i conti gli enti locali nella stesura dei bilanci vigenti («La città di Bergamo, rispetto al 2009, conta su 23 milioni in meno», chiosa Facoetti) con l’aggravante che i risparmi vanno effettuati in corsa, a voci di spesa già predisposte. La doccia fredda era arrivata ad agosto, quando le strette erano state paventate. Politici e funzionari hanno passato il Ferragosto ad arrovellarsi: c’è chi ha ipotizzato di azzerare i contributi alle associazioni, chi chiude gli uffici della Cultura, chi ha bloccato la spesa per l’acquisto di sale da distribuire per le strade in vista dell’inverno. Ora si passerà dalle parole ai fatti. In Provincia la situazione è ancora più difficile: le previsioni di tagli entro ottobre arrivano a 6,5 milioni per il solo ente di via Tasso. «È stata chiesta una riduzione della cifra — spiega il presidente Ettore Pirovano —, attendiamo decisioni definitive. Nel frattempo, io ho individuato capitoli su cui tagliare ma non prenderò decisioni: il 28 settembre sarà eletto un nuovo presidente e sarà lui a scegliere se confermare l’impostazione. Certo, dovrà deliberare velocemente: i fondi vanno messi a disposizione. Ho contattato i candidati per illustrare loro la situazione». E di roseo non c’è niente. ( fonte Corriere ed. Bergamo).