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Diamoci l’autonomia. Così saremo finalmente felici
La Lombardia regala a Roma 56 miliardi che poi non tornano indietro. In Europa nessun altro è così penalizzato Il 22 ottobre potrà e dovrà essere una data importante come quella del giuramento di Pontida. Nella località prossima a Bergamo, 850 anni fa i lombardi si unirono per opporsi al Barbarossa, che li voleva strozzare, annientando l’indipendenza dei liberi comuni e la loro prosperità, guadagnata con il lavoro e l’inventiva. Prevalse l’unità, nonostante qualche tradimento, e vinsero a Legnano. Cosa c’entra il 22 ottobre 2017 con il 7 aprile 1167, lo si sarà intuito. Sono alieno dalla retorica e dai tamburi, ma se i lombardi si muovono insieme e votano in massa al referendum per l’autonomia potrà aprirsi un’epoca nuova per la Lombardia. E se a questo risultato che dovrebbe coalizzare gente di diverse opinioni politiche, si aggiungerà un risultato altrettanto positivo, si aprirà certamente una nuova fase di vita per l’Italia intera. Niente di sovversivo, nella scommessa voluta dal governatore leghista Roberto Maroni, eppure essa è rivoluzionaria, come capita al buon senso in tempi di follia istituzionale. Provo a spiegare, rimandando i corposi dettagli tecnici e operativi al contenuto del volume di Stefano Bruno Galli che, tra l’altro, è stato il relatore al Pirellone del referendum lombardo, quanto è penetrato nella mia dura zucca orobica naturalmente ostile ai garbugli dei politicanti. Segnalo intanto che promotore del quesito sull’autonomia è anche - oltre a Lega, Lista Maroni (di cui Galli è capogruppo), Forza Italia, Lombardia popolare, Fratelli d’Italia, che sono i partiti di maggioranza componenti la giunta regionale - il Movimento Cinque Stelle. Mentre il Partito democratico, che prima si era espresso contro il referendum in sede di consiglio regionale, ha cambiato idea ed ora invita i propri simpatizzanti, specie per la pressione del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, a mobilitarsi per il «Sì». Benvenuti tra noi. Vedremo se è opportunismo o se c’è vera volontà di battagliare a Roma sin dal 23 ottobre con questo governo a guida Pd. Il referendum si aggancia al terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, che consente alle regioni di ampliare la sfera di autonomia fino alle 26 materie di cui è titolare il Friuli Venezia Giulia. Polizia, scuola, ambiente eccetera eccetera. Ma qual è l’ambiguità perversa di questo comma? È che lascia intatta la questione del residuo fiscale, insomma: dei danee, degli schei - per dirla nelle due più diffuse lingue padane. Il residuo fiscale è la differenza tra i soldi che la popolazione di un territorio versa alla cassa centrale dello Stato e quello che le ritorna in servizi e versamenti vari. L’articolo della Costituzione citato non reca traccia di questa possibilità né tanto meno assicura una qualche forma di automatismo. Il rischio è allora di ottenere competenze, ma che pesino ulteriormente sui lombardi: una beffa. Come quella vigente con le province, le quali sopravvivono e hanno molte faccende di cui occuparsi, ma sono state private di risorse. La Lombardia vanta, secondo calcoli accreditati scientificamente con algoritmi che mi rifiuto di capire, 56 miliardi di residuo fiscale. Non esiste paragone in Europa. La Baviera per poco più di un miliardo di residuo fiscale ha montato l’anno scorso un casino infinito con Berlino. In Italia, la Lombardia, assai più del Veneto e dell’Emilia-Romagna, è la regione più virtuosa, cioè più pirla. Penalizzare così spaventosamente il Land produttivo migliore d’Europa significa depotenziare la locomotiva che trascina le altre carrozze. Non si tratta di secedere, e che le altre regioni vadano pure alla malora: siamo una nazione unica, ci piaccia o no (a me non tanto), ma di determinare le condizioni per una competizione salutare tra le amministrazioni delle varie regioni, promuovendo l’emulazione e penalizzando il parassitismo. Tutti hanno il diritto, se italiani, a godere della medesima efficienza di ospedali e cliniche, ma ogni amministrazione pubblica ha il dovere di non pagare dieci o venti volte di più la medesima sacca di plasma o accaparrarsi a prezzo da amatore cerotti pessimi o protesi taroccate; e medici e infermieri non è che sotto il Volturno possono vantare la licenza di lavorare soprattutto al bar, come oggi talora accade. Non mancherebbe il dovere della solidarietà, nel piano referendario, così che si realizzi una certa uguaglianza tra le regioni, ma le risorse che dalla Lombardia dovranno sostenere ad esempio la Basilicata non dovranno più essere prima masticate e assimilate da Roma, ma essere destinate a progetti e realizzazioni vigilate dalla Lombardia, che ci mette i soldi. E questa possibilità di trattare con vigore l’autonomia con il potere centrale può darla soltanto la forza democratica di una scelta di popolo per via di referendum. Voglio vedere come potrà opporsi il governo di Roma, se dovesse esprimersi in massa nel senso di una decisa autonomia la regione più popolosa e benefattrice dell’erario. C’è un rischio: il lassismo che viene dall’ovvietà della vittoria. Infatti che vinca il «Sì» è così scontato da indurre a un impegno limitato, a un lasciar fare agli altri. Tanto più che, a differenza del Veneto, lo statuto vigente in Lombardia non prevede un quorum del 50 per cento di votanti per la sua validità. Sarebbe un errore funesto la rilassatezza. Le vischiose camarille centraliste non aspettano altro. E che cioè su circa 8 milioni di lombardi aventi diritto al voto si rechi alle urne una porzione minore di cittadini. Incuranti del fatto che ormai gli astenuti specie nelle elezioni locali superano spesso i votanti, i “romani” sarebbero prontissimi a scuotere la testa: «Ha vinto l’indifferenza, dunque lasciamo le cose come stanno». Lo faranno, oh se lo faranno, se gliene si desse il pretesto. Qualora si fosse sotto i quattro milioni di «Sì» a Roma faranno le barricate. Le piazzeranno comunque, beninteso. Ma se ci saranno 5 milioni di votanti le si scavalcherà con lo slancio di una battaglia di Legnano, e al Barbarossa gliela taglieremo, la barba. ( fonte Libero - Vittorio Feltri) |
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Gennaio 2024
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