
Un milione di euro sgorgherà dalle fonti di acqua minerale per una decina di Comuni. Sono quelli che ospitano le sorgenti o gli stabilimenti di imbottigliamento, e che da anni chiedono di ricevere direttamente il denaro pagato dalle aziende. Per avere il privilegio di pescare e utilizzare l'acqua pregiata dal sottosuolo delle montagne bergamasche le ditte del settore versano infatti un canone di imbottigliamento, in proporzione al numero di bottiglie prodotte. Si tratta di circa un milione e 100 mila euro l'anno, che finora andava nelle casse delle Province, e successivamente ripartito sui Comuni. Ma la cosa avveniva attraverso dei bandi che non sempre sfociavano nell'erogazione del fondo. Negli ultimi due anni i sindaci hanno chiesto più volte di ricevere direttamene i soldi, ottenendo ora una risposta dalla delibera della Giunta regionale «Disposizioni per la razionalizzazione di interventi regionali negli ambiti istituzionale, economico, sanitario e territoriale». Si tratta di una lenzuolata di provvedimenti tra i quali viene disciplinata la «ricerca, coltivazione e utilizzo delle acque minerali e termali». È stato così deciso che a partire dal 1 gennaio 2015 alle Province rimarranno i circa 50.000 euro annui dei canoni di superficie, che le aziende pagano per l'utilizzo del suolo. Mentre il denaro del canone di imbottigliamento sarà così ripartito: il 50% andrà ai Comuni sul cui territorio è localizzata l'azienda, il 20% sarà di nuovo delle Province (ma il presidente Ettore Pirovano ha assicurato che la domma che arriverà in via Tasso sarà ripartita al più presto fra gli stessi Comuni prima della dissoluzione dell'ente) e il restante 30% alla Regione, che li darà ai paesi che non hanno sorgenti o stabilimenti ma il cui territorio è «interessato dagli effetti indotti legati alla presenza dell'attività produttiva», come i disagi del traffico. Resta da chiarire se le somme potranno essere utilizzate dai Comuni o se finiranno anche queste bloccate nel Patto di stabilità. «Ma sulle etichette bisognerebbe specificare il nome del paese da cui viene l'acqua ha suggerito il sindaco di San Pellegrino Vittorio Milesi, al quale andrà prevedibilmente la fetta più grossa, circa 200.000 euro l'anno . In questo modo si fa una promozione e una valorizzazione a una risorsa del territorio che è espressione del made in Italy» . In provincia di Bergamo sono dati in concessione 865 ettari di terreno in cui vengono imbottigliati 982.289 metri cubi di acqua l'anno, pari a quasi un miliardo di bottiglie. A Gaverina la «Fonti di Gaverina» imbottiglia ogni anno 19.077 metri cubi: a Moio de' Calvi la «Stella Alpina» 28.068, a Clusone la «Pineta» 96.125; a Villa d'Almè la «Prealpi» 23.881; a Spino e Bianzano la «Spumador» 126.333; a Bracca l'omonima azienda 5395; a Zogno sempre la «Bracca» 189.367 e la «San Pellegrino» 493.990.( Corriere della Sera - Bergamo)