
Domenica pomeriggio, al termine dell’Assemblea Federale di Mestre, ho lasciato il salone dell’Hotel Russot e ho raggiunto in sala stampa i colleghi del quotidiano che stavano aggiornando il nostro sito. Manco il tempo di sedermi accanto a loro e collegarmi al portale che giunge il primo messaggio: “Aurora, scusa, io ho 5 anni di militanza a gennaio 2014, mi fanno votare lo stesso al Congresso?”. Ma come? Roberto Maroni ha da pochi minuti annunciato che al Congresso Federale, convocato per il prossimo 14 e 15 dicembre al Lingotto di Torino il nuovo Segretario sarà eletto dai militanti con almeno 5 anni di anzianità che subito mi si scatenano tutti i leghisti. Finito il lavoro a Mestre salgo in macchina con i colleghi per tornare verso Bergamo e nel tratto di autostrada tra sms e post su Facebook capisco che ai militanti, esclusi quelli che tanto non va bene niente, la decisione è proprio piaciuta. Lunedì, al rientro in redazione, ecco la prima mail del giorno, firmata militante Pellacani, con una richiesta: ma perché il nostro giornale non fa da filtro alle domande della base ai candidati alla segreteria federale che poi dovremo eleggere al Congresso?
Che dire, siamo ufficialmente in clima precongresso e allora accolgo la mozione Pellacani e da oggi il nostro giornale dovrà diventare il luogo del confronto e del dibattito in vista dell’assise di Torino. Per cominciare allora non mi tocca che sentire subito il Segretario Federale. Roberto Maroni ha da poco firmato l’intesa tra Regione e Province per sostenere il trasporto dei disabili in Lombardia ma prima di raggiungere Monza per un altro incontro istituzionale, lo chiamo al telefono e mi risponde dopo pochi squilli.
Segretario, c’è già fermento in Lega dopo l’annuncio del Congresso di dicembre. Al Congresso di Assago, il primo luglio 2012 mi ricordo bene che lei, subito dopo l’acclamazione, si definì un militante momentaneamente incaricato di fare il Segretario Federale. Non è che già allora aveva la consapevolezza di essere un Segretario di passaggio, di rappresentare una transizione?
«Credo ancora in quello che dissi ad Assago. Mi sono assunto una responsabilità non facile, ma dovevamo salvare la Lega. Mi chiesero di diventare Segretario e io accettai con l’intento di sostenere un passaggio generazionale vitale per la sopravvivenza del movimento. Pensavo di gestire la segreteria per i tre anni successivi ma le elezioni anticipate in Lombardia rappresentavano l’attuazione del mio progetto. Dopo il fallimento dell’opzione secessionista e della devolution dovevo dar corpo alla rivoluzione federalista, facendola scaturire dal governo dei nostri territori. Lascio oggi la segreteria per tre ordini di motivi. Il primo è che dopo sei mesi da Governatore della Lombardia a ottobre sarò anche il Presidente dei “Quattro motori d’Europa”, un ruolo strategico per la Macroregione che per è per me un impegno totalizzante ed esclusivo. Il secondo è, che mentre i Governatori del Nord devono contrattare con il governo centrale di Enrico Letta chi è a capo della Lega deve poter fare opposizione all’esecutivo delle larghe intese senza mediazioni istituzionali dalle quali noi presidenti non possiamo prescindere. Infine credo che ora sia giunto il momento per il passaggio di consegne a un nuovo segretario».
Appunto, un segretario che per la prima volta verrà eletto dalla base. Un doveroso riconoscimento agli eroici militanti o la fine di una Lega verticistica e l’adesione a un nuovo modello di condivisione dal basso?
«Ho voluto porre fine alle stucchevoli polemiche sui delegati che avrebbero dovuto prendere parte al congresso proponendo di aprire il Congresso ai militanti con almeno 5 anni di anzianità. Sabato si svolgerà un Consiglio Federale e valuteremo se abbassare il limite così come propone qualcuno e valuteremo anche la procedura migliore per permettere a tutti di votare a Torino oppure far svolgere le votazioni nelle segreterie provinciali. Le formalità, le procedure, i meccanismi li definiremo a breve ma quello che mi interessa è che il nuovo Segretario, che non è legittimato dalla storia come lo è stato Bossi e io stesso poiché padri fondatori, ottenga la più ampia legittimazione possibile per poi poter decidere con autorevolezza e consenso. Sia chiaro a tutti che il prossimo Congresso non dovrà ratificare una decisione del Consiglio Federale. Non si deciderà in una stanza di via Bellerio ma a deliberare sul futuro della Lega saranno i militanti. È un’operazione di autentica democrazia e responsabilità».
Cosa risponde a chi invoca una candidatura unica?
«Io sono stato un buon allenatore e da Segretario Federale ho visto crescere uomini di grande capacità. Penso ai miei vice Salvini e Tosi, penso a Cota, Giorgetti e Zaia. Tutti hanno i numeri e il diritto di candidarsi».
Segretario, lei ha inaugurato la stagione della concretezza. Non c’è spazio in politica per valori trascendenti, simbolo o riti?
«La Lega ha generato speranze e aspettative. Dopo anni di promesse mancate abbiamo il dovere di indicare le soluzioni ai problemi della nostra gente e come si è visto all’assemblea di Venezia con la mozione identitaria, i nostri popoli hanno un’anima che nessuno potrà cancellare. Il Segretario Federale che verrà eletto dovrà investire molto sulla nostra identità mentre noi Governatori lavoreremo sul fronte della concretezza nel nome di un binomio vincente».
Sabato a Venezia è nata l’associazione “Padania Libera”, un’associazione culturale o pseudopolitica che vi farà concorrenza?
«L’associazione è solo un’operazione nostalgica da trapassato remoto. Crea confusione e poiché non è un’associazione culturale ma si propone come movimento politico, sabato al Consiglio Federale proporrò, secondo lo statuto, una incompatibilità della loro tessera con la tessera della Lega. Qualcuno di loro vorrebbe trattare con la Lega, forse con la Lega Calcio o con la Lega Ambiente, perché con me non tratteranno di certo».
Il 6 ottobre sarà al PalaBam a Mantova con Flavio Tosi?
«Quel giorno ho un impegno in agenda da tempo e non sarò a Mantova ma seguirò con interesse i lavori. Flavio sta andando nella direzione giusta, dopo l’esperienza delle liste civiche, come la mia in Lombardia, ha maturato un progetto che saprà occupare uno spazio di grande consenso lasciato sguarnito dal centrodestra».(fonte lapadania.net)