Quali? «Motta di Livenza è un comune dove il nostro sindaco ha fatto il 49 per cento, per dire…». Un po’ poco, qui rischiate a Treviso… «A Treviso la partita è aperta, nel senso che, come dicono i francesi, con questo sistema elettorale, al primo turno si vota il partito e al secondo si vota il candidato. E Giancarlo Gentilini ha i numeri per riuscire a farcela». Lei non crede che la gestione un po’ dura nei confronti dei dissidenti (fino alle epurazioni) del segretario nazionale della Liga Tosi abbia influito sul risultato elettorale? «Io credo che i risultati elettorali siano il frutto di più fattori. Innanzitutto dobbiamo dare nuova vigoria al progetto politico. La Lega non è morta e comunque è bene che noi cominciamo a verificare anche un altro aspetto. E cioè che il leghismo sopravvive alla Lega». Che significa? «La questione del Nord è ormai una questione sentita. Lo dice uno che è da una ventina d’anni in Lega. Intendo dire che ieri la proponevamo oggi è sentita trasversalmente nei partiti. I rappresentanti di sinistra, di destra, di centro del Veneto condividono le stesse sfide. Poi, cambiano le declinazioni della sfida con Roma, ma la questione del Nord sopravvivrà…». Ma non le sembra un po’ paradossale che perdete consensi proprio dopo aver imposto a tutti gli altri la vostra ragione sociale? E che questo avvenga peraltro dopo la vittoria storica di Roberto Maroni in Lombardia? «Io sono convinto che alle regionali del 2015 bisseremo il risultato ottenuto nel 2010 in Veneto. Ogni elezione ha una storia a sé e soprattutto non dimentichiamoci che poi abbiamo anche un’elezione che è diventata anche un’elezione diretta. Forse bisogna adeguarsi ai tempi e capire che le campagne sono sempre più personalizzate». Lei è ancora il governatore più votato d’Italia, si ricandiderà e pensa di bissare questo suo personale successo? «Io sono un pragmatico e fatalista. Non vivo pensando alla poltrona perché non mi voglio rovinare la vita. E soprattutto voglio amministrare con lucidità e serenità. Per cui non faccio nulla con quella finalità. Però alla fine del mio mandato riproporrò certamente ai veneti un giudizio su quello che ho fatto. Io ci sarò. Poi, speriamo che nel rispetto della democrazia ci siano un sacco di candidati per poter confrontare programmi e progettualità». Tra lei e il sindaco di Verona Flavio Tosi, che è anche segretario della Liga, non è sempre corso buon sangue. Non ha nulla da rimproverare a Tosi? «Ma no… Io penso che la più grande sfida di Flavio sarà quella di ricompattare il partito. Un partito che è sano nella militanza. Oggi è una militanza che in alcuni momenti, per certi versi supera anche i colletti bianchi perché ci troviamo in momenti in cui la militanza indica la via. Questo per dire che il leghismo è radicato molto. Per questo sono convinto che alle regionali del 2015 daremo dimostrazione di come è il popolo della Lega». Si parla di successione di Maroni alla guida della Lega. Lui stesso ha messo l’argomento all’ordine del giorno. È già scattato il toto-nomi. Potrebbe andare per la prima volta un veneto (si parla di Tosi) al vertice del Carroccio oppure è bene che Maroni resti ancora? «Io ho sostenuto nel consiglio federale che Maroni non sia un segretario a tempo e che la Lega abbia un segretario che finisca quindi il mandato. Per cui penso che lui dovrebbe restare come segretario. Dopodiché capisco anche che gli impegni che ha sono gravosi, io non entro nelle dinamiche personali, ne ho massimo rispetto. Dico che se lui deciderà di lasciare, la partita è aperta. Abbiamo fatto tutti una grande battaglia a favore del nuovo corso della Lega senza il Grande Fratello che decide, spero che il nuovo segretario non sia frutto della decisione di qualcuno ma della scelta di un’assemblea e dei militanti». Sui giornali emerge come futuro segretario il nome di Giancarlo Giorgetti, ipotesi che Panorama.it aveva anticipato nei mesi scorsi. Che ne pensa? «Non ho nulla da dire contro Giorgetti che peraltro è anche un amico. Oggi stiamo parlando di nomi e anche in maniera un po’ fantascientifica visto che abbiamo un segretario che non è assolutamente dimissionario». Si sente la mancanza della leadership di Umberto Bossi? «Bossi ha un suo ruolo, è il padre nobile della Lega. Punto. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un travaglio non facile. Ogni giorno ci sono novità sui giornali rispetto a vicende che riguardano il passato. Io stesso vengo coinvolto dai verbali della Procura dove Francesco Belsito dichiara che io avrei partecipato con Maroni, Roberto Cota (governatore del Piemonte ndr) con imprenditori per finanziare il progetto della Lega. Primo: chi mi conosce sa che non vado alle cene. Secondo: non ho mai fatto cene con Maroni, Cota e altri per nessun motivo, neanche per motivi futili. Terzo: tutti sanno che se incontro qualcuno lo faccio negli uffici della Regione e per fini istituzionali. Sfido chiunque a dimostrare il contrario». Non le sembra però un po’ riduttivo ridurre Bossi al caso Belsito e un po’ comodo tirare sempre fuori il medesimo caso ogni volta che la Lega perde? «Questo però ha pesato molto. Io non sostengo che la Lega perde solo a causa di questa vicenda. Il consenso fluttuante lo abbiamo avuto anche con Bossi. E però la faccenda dei casini della Lega ha influito moltissimo. Chi sta in mezzo alla gente come me lo sa. E questo lo dice uno che non è né maroniano né bossiano. Non ho mai fatto scelte di campo e penso non le farò mai. Sono persona leale. Punto. Dico però che se un partito non è in grado di pensare alla successione del suo leader vuol dire che è un partito che non esiste. Non possiamo andare avanti all’infinito a pensare chi c’era prima». Che consigli dà per tornare a vincere? «Oltre alla militanza e alla forza del movimento radicata nel territorio, c’è ancora voglia di Lega. Ma il primo salto di qualità da fare è quello di uscire dallo storico alveo della demagogia e dell’effetto annuncio, alla gente bisogna spiegare che è possibile anche con i piccoli ma reali passi continuare a sognare». ( fonte Panorama 31-05-2013)
«La Lega Nord non è morta. Ora dobbiamo dare nuova vigoria al progetto politico. Non ho nulla da rimproverare a Flavio Tosi ma ora la sua più grande sfida sarà quella di ricompattare il partito. Tosi o Giorgetti alla guida della Lega? Io penso che Roberto Maroni debba restare segretario fino al compimento del mandato». Presidente Luca Zaia (governatore del Veneto, il più votato d’Italia con oltre il 60 per cento), tra le elezioni politiche e le recenti amministrative il Carroccio ha perso la metà dei consensi, nella sua Treviso andate addirittura al ballottaggio. Che succede al Sole delle Alpi? «Io non faccio parte di quella categoria di amministratori o di addetti ai lavori che trova sempre la scusa giusta per dire che ha sempre vinto le elezioni. Noi eravamo abituati e siamo abituati ad avere risultati sicuramente più vigorosi. Ma c’è da dire una cosa: ogni elezione ha una storia a sé…». Questa però non è una storia bellissima, la Lega ne ha avute di migliori… «Sono elezioni amministrative e nelle stesse località ci sono risultati eterogenei, ci sono comuni dove abbiamo vinto al primo turno…».
Quali? «Motta di Livenza è un comune dove il nostro sindaco ha fatto il 49 per cento, per dire…». Un po’ poco, qui rischiate a Treviso… «A Treviso la partita è aperta, nel senso che, come dicono i francesi, con questo sistema elettorale, al primo turno si vota il partito e al secondo si vota il candidato. E Giancarlo Gentilini ha i numeri per riuscire a farcela». Lei non crede che la gestione un po’ dura nei confronti dei dissidenti (fino alle epurazioni) del segretario nazionale della Liga Tosi abbia influito sul risultato elettorale? «Io credo che i risultati elettorali siano il frutto di più fattori. Innanzitutto dobbiamo dare nuova vigoria al progetto politico. La Lega non è morta e comunque è bene che noi cominciamo a verificare anche un altro aspetto. E cioè che il leghismo sopravvive alla Lega». Che significa? «La questione del Nord è ormai una questione sentita. Lo dice uno che è da una ventina d’anni in Lega. Intendo dire che ieri la proponevamo oggi è sentita trasversalmente nei partiti. I rappresentanti di sinistra, di destra, di centro del Veneto condividono le stesse sfide. Poi, cambiano le declinazioni della sfida con Roma, ma la questione del Nord sopravvivrà…». Ma non le sembra un po’ paradossale che perdete consensi proprio dopo aver imposto a tutti gli altri la vostra ragione sociale? E che questo avvenga peraltro dopo la vittoria storica di Roberto Maroni in Lombardia? «Io sono convinto che alle regionali del 2015 bisseremo il risultato ottenuto nel 2010 in Veneto. Ogni elezione ha una storia a sé e soprattutto non dimentichiamoci che poi abbiamo anche un’elezione che è diventata anche un’elezione diretta. Forse bisogna adeguarsi ai tempi e capire che le campagne sono sempre più personalizzate». Lei è ancora il governatore più votato d’Italia, si ricandiderà e pensa di bissare questo suo personale successo? «Io sono un pragmatico e fatalista. Non vivo pensando alla poltrona perché non mi voglio rovinare la vita. E soprattutto voglio amministrare con lucidità e serenità. Per cui non faccio nulla con quella finalità. Però alla fine del mio mandato riproporrò certamente ai veneti un giudizio su quello che ho fatto. Io ci sarò. Poi, speriamo che nel rispetto della democrazia ci siano un sacco di candidati per poter confrontare programmi e progettualità». Tra lei e il sindaco di Verona Flavio Tosi, che è anche segretario della Liga, non è sempre corso buon sangue. Non ha nulla da rimproverare a Tosi? «Ma no… Io penso che la più grande sfida di Flavio sarà quella di ricompattare il partito. Un partito che è sano nella militanza. Oggi è una militanza che in alcuni momenti, per certi versi supera anche i colletti bianchi perché ci troviamo in momenti in cui la militanza indica la via. Questo per dire che il leghismo è radicato molto. Per questo sono convinto che alle regionali del 2015 daremo dimostrazione di come è il popolo della Lega». Si parla di successione di Maroni alla guida della Lega. Lui stesso ha messo l’argomento all’ordine del giorno. È già scattato il toto-nomi. Potrebbe andare per la prima volta un veneto (si parla di Tosi) al vertice del Carroccio oppure è bene che Maroni resti ancora? «Io ho sostenuto nel consiglio federale che Maroni non sia un segretario a tempo e che la Lega abbia un segretario che finisca quindi il mandato. Per cui penso che lui dovrebbe restare come segretario. Dopodiché capisco anche che gli impegni che ha sono gravosi, io non entro nelle dinamiche personali, ne ho massimo rispetto. Dico che se lui deciderà di lasciare, la partita è aperta. Abbiamo fatto tutti una grande battaglia a favore del nuovo corso della Lega senza il Grande Fratello che decide, spero che il nuovo segretario non sia frutto della decisione di qualcuno ma della scelta di un’assemblea e dei militanti». Sui giornali emerge come futuro segretario il nome di Giancarlo Giorgetti, ipotesi che Panorama.it aveva anticipato nei mesi scorsi. Che ne pensa? «Non ho nulla da dire contro Giorgetti che peraltro è anche un amico. Oggi stiamo parlando di nomi e anche in maniera un po’ fantascientifica visto che abbiamo un segretario che non è assolutamente dimissionario». Si sente la mancanza della leadership di Umberto Bossi? «Bossi ha un suo ruolo, è il padre nobile della Lega. Punto. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un travaglio non facile. Ogni giorno ci sono novità sui giornali rispetto a vicende che riguardano il passato. Io stesso vengo coinvolto dai verbali della Procura dove Francesco Belsito dichiara che io avrei partecipato con Maroni, Roberto Cota (governatore del Piemonte ndr) con imprenditori per finanziare il progetto della Lega. Primo: chi mi conosce sa che non vado alle cene. Secondo: non ho mai fatto cene con Maroni, Cota e altri per nessun motivo, neanche per motivi futili. Terzo: tutti sanno che se incontro qualcuno lo faccio negli uffici della Regione e per fini istituzionali. Sfido chiunque a dimostrare il contrario». Non le sembra però un po’ riduttivo ridurre Bossi al caso Belsito e un po’ comodo tirare sempre fuori il medesimo caso ogni volta che la Lega perde? «Questo però ha pesato molto. Io non sostengo che la Lega perde solo a causa di questa vicenda. Il consenso fluttuante lo abbiamo avuto anche con Bossi. E però la faccenda dei casini della Lega ha influito moltissimo. Chi sta in mezzo alla gente come me lo sa. E questo lo dice uno che non è né maroniano né bossiano. Non ho mai fatto scelte di campo e penso non le farò mai. Sono persona leale. Punto. Dico però che se un partito non è in grado di pensare alla successione del suo leader vuol dire che è un partito che non esiste. Non possiamo andare avanti all’infinito a pensare chi c’era prima». Che consigli dà per tornare a vincere? «Oltre alla militanza e alla forza del movimento radicata nel territorio, c’è ancora voglia di Lega. Ma il primo salto di qualità da fare è quello di uscire dallo storico alveo della demagogia e dell’effetto annuncio, alla gente bisogna spiegare che è possibile anche con i piccoli ma reali passi continuare a sognare». ( fonte Panorama 31-05-2013) Una Lega ancora più forte e ancora più radicata sul territorio. Una Lega che s i auto finanzierà da sola, senza ricevere alcun contributo pubblico. E' questa la Lega cui guarda Roberto Maroni che, per rilanciare in maniera ancora più incisiva l'azione del movimento e la battaglia politica per la Macroregione del Nord, ieri ha riunito il Consiglio federale per una seduta in cui sono state assunte decisioni importanti e fatto un annuncio altrettanto importante. Annuncio comunicato poi ai giornalisti dallo stesso Segretario federale durante un'affollatissima conferenza stampa nella sede di via Bellerio: «Ho proposto al Consiglio federale di convocare il Congresso federale la prossima primavera». Un annuncio importante, perché il mandato di Maroni, da statuto, scadrebbe soltanto nell'estate 2015, dunque un anno più tardi. Tuttavia il Segretario federale leghista, come detto, guarda avanti, alle prossime battaglie e ai prossimi appuntamenti elettorali. Come la grande tornata Europee-Amministrative che si dovrebbe tenere il 25 maggio 2014, data già fissata a livello europeo per le elezioni per l'EuroParlamento, cui dovrebbero essere aggregate in un unico election day anche le importantissime Amministrative che vedranno andare al voto un migliaio di comuni solo al Nord. Una tornata cui, secondo Maroni, potrebbero aggiungersi anche le elezioni Politiche. «Secondo me - ha spiegato ai cronisti - ci saranno le politiche l'anno prossimo, le europee sono state anticipate al 25 maggio ed è probabile che si terranno insieme alle politiche e alle amministrative. E' chiaro che se davvero ci fosse un unico election day con Politiche, Europee e Amministrative si tratterebbe di un vero e proprio big bang». Da qui l' idea di proporre al Consiglio federale la possibilità di un Congresso Federale anticipato in primavera, per poi presentarsi con un nuovo assetto interno a questo fondamentale appuntamento elettorale. Questo il futuro, ma nella riunione del Consiglio federale si è ovviamente discusso del presente, anche alla luce del rinnovato quadro politico, con la nascita del Governo di larga coalizione. «Riteniamo che in questa fase la Lega debba essere ancora più presente sul territorio, per intensificare la battaglia per la Macroregione del Nord che resta il nostro obiettivo. E per questo, per attrezzare ancora meglio il movimento, abbiamo assunto alcune decisioni che cambiano l'assetto interno del movimento, adeguandolo a questa nuova fase cu i andiamo incontro con ottimismo». Due le principali novità deliberate dal Consiglio Federale ovvero la nomina di due nuovi vicesegretari federali, il segretario lombardo Matteo Salvini e quello veneto Flavio Tosi, che vanno sostituire i tre precedenti vicesegretari uscenti, come confermato dallo stesso Maroni: «Ho scelto due persone che sono giovani, che hanno la capacità di guidare la Lega, anche se non sono solo loro ad averla. Sono due leghisti doc, su cui voglio investire e con cui voglio costruire la Lega Nord del futuro. I due vicesegretari avranno la responsabilità della gestione della Lega accanto al Segretario federale». L'altra novità emersa dal Consiglio federale, sempre per rafforzare l'azione sul territorio, è la decisione di istituire, in base a quanto previsto dallo statuto, il Comitato Esecutivo, di cui faranno parte, oltre al segretario Maroni, al presidente federa le Umberto Bossi, e al responsabile organizzativo e del territorio, Roberto Calderoli, tutti i segretari nazionali. «Il comitato come previsto da statuto avrà tutti i poteri, tranne che di approvare il bilancio e fare nomine», ha ribadito Maroni che ha poi annunciato un'altra scelta rivoluzionaria: quella di fare del Carroccio un movimento autonomo anche da un punto di vista finanziario, ovvero in grado di fare a meno, a parti re dal prossimo bilancio ovvero quello riguardante l'anno 2013, di qualsiasi forma di finanziamento pubblico o rimborso elettorale. Un autofinanziamento che si realizzerebbe attraverso i contributi volontari della base, dei sostenitori e dei militanti, e tramite l'indotto garantito dalle tantissime feste organizzate per tutto l'anno dalle sezioni sparse in tutto il territorio padano. «In Consiglio federale abbiamo approvato una bozza di bilancio molto severa nella prospettiva di avere zero finanziamento pubblico e zero rimborsi dal prossimo anno. Vogliamo auto mantenerci, vogliamo farcela da soli, con le nostre sole forze, realizzando il principio del l'autofinanziamento, non vogliamo soldi da nessuno, ma solo dall'autofinanziamento del movimento tranne che dai militanti. Come? La Lega è una forza legata al territorio e alla piazza. Basti vedere che in quest'ultimo week end, nonostante il maltempo che ha imperversato, abbiamo raccolto più di 100mila firme contro lo ius soli e per mantenere il reato di clandestinità, coinvolgendo 10mila militanti con 1000 gazebo. Nessun altro partito o movimento è in grado di fare altrettanto e nessuno è in grado di organizzare migliaia di feste, dove viene tantissima gente, come facciamo noi. Siamo l'unico movimento politico che può fare un'operazione di questo genere. l grillini parlano tanto, ma poi si fermano li. Un congresso anticipato nel 2014, due nuovi vicesegretari federali, l'istituzione del comitato esecutivo e la sfida di una Lega che si autofinanzia: una giornata di decisioni importanti, che rappresenta una sorta di sparti acque. «Possiamo dire che oggi si è conclusa una fase, con le espulsioni e i reintegri decisi la settimana scorsa dal Comitato di disciplina e garanzia si è chiusa la brutta pagina dei conflitti interni al movimento. E ora - ha sottolineato Maroni - apriamo una nuova pagina, in cui vogliamo caratterizzarci per un'azione ancora più intensa sul territorio. Abbiamo deciso di dotarci di una nuova struttura organizzativa e fare in modo che il movimento sia ancora più presente sul territorio e in grado di autofinanziarsi. Dobbiamo essere in grado di gestire il movimento con le nostre forze e le nostre risorse e questa è la sfida che abbiamo da qui in avanti. La Lega deve contare sulle proprie forze, ed è per questo che abbiamo pensato a come riorganizzare il movimento e gli interventi da fare per garantire il rafforzamento della struttura politica. Abbiamo aperto una fase nuova per un futuro - ha concluso Maroni - cui guardiamo con ottimismo».(fonte La Padania) Oltre 500 gazebo in tutta la Lombardia per dire no a chi vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e introdurre lo ius soli. La Lega farà da argine contro chi vuole favorire l'invasione di immigrati irregolari. Nel prossimo fine settimana il Carroccio scenderà in piazza con migliaia di militanti e centinaia di gazebi per interpellare i cittadini sulle assurde scelte annunciate dal Governo Letta. «La clandestinità è un reato» lo slogan usato per l' iniziativa che ha avuto un prologo domenica in Piazza Belloveso a Milano, al centro del quartiere colpito dalla mattanza dell'immigrato clandestino che per oltre un'ora ha girato liberamente per la città armato di piccone. In due ore 400 sono state le firme raccolte per chiedere maggior fermezza contro i clandestini e maggiore sicurezza nella città. Nonostante questo i media hanno preferito distogliere l'attenzione puntando tutto sulla contestazione di 4 persone e tacendo le centinaia di cittadini che sono accorsi al gazebo della Lega. Il prossimo week end si replica. Mentre a Milano rimane alta la polemica dopo la tragedia di sabato. Il sindaco Giuliano Pisapia passa al contrattacco e invece di mettersi a lavorare per evitare che simili drammi succedano ancora si abbandona alle invettive. «Invece di fare proclami la Lega Nord lavori affinché ritorni sul territorio l'impegno necessario a dare tranquillità e sicurezza a tutti». Il primo cittadino meneghino addirittura sostiene che «Milano, a differenza di altre metropoli, ha un livello di sicurezza tendenzialmente rassicurante». E come fa spesso cerca di attribuire le sue colpe ad altri e a proposito dei tagli alle forze dell'ordine, afferma che «questa è una responsabilità del Governo Berlusconi che togliendo fondi e uomini ha limitato la presenza su l territorio» degli agenti, e che «Se non s i restituiscono risorse a chi ha il compito di evitare o limitare i reati ed arginare la criminalità non riusciremo mai ad uscire da una spirale troppo spesso strumentalizzata per fini politici e non per finalità positive nell'interesse della collettività». Auspicando che non si incida più sulle possibilità delle forze dell'ordine, il sindaco sottolinea poi come proprio su questo tema vertano le richieste in Consiglio comunale «che provengono dai consiglieri di maggioranza di fronte alle strumentalizzazioni sulla sicurezza». Pronta la replica di Simona Bordonali, neo assessore regionale alla Sicurezza: «Non dovrà accadere mai più che un giovane lombardo possa perdere la vita per mano di un pazzo a cui certe leggi annacquate hanno consentito di restare nella nostra regione». «Chiedo al sindaco Pisapia di ripristinare i militari delle strade di Milano come aveva disposto l'allora ministro dell'Interno Maroni. Chiedo - ha proseguito l'assessore - che la magistratura applichi nella loro sostanza le leggi sull'immigrazione, ma soprattutto chiedo al governo che queste norme faccia rispettare e non introduca facili scappatoie per stravolgere principi che riteniamo fondamenta li in tema di cittadinanza». «Non possiamo ora non rivolgere la vicinanza di tutti i lombardi - ha concluso Bordonali - alla famiglia del 21enne milanese». Anche la Lega di Milano si appella a Pisapia affinché «la smetta di polemizzare e si impegni perché certe tragedie non succedano più. Lui amministra una città dove un criminale con un piccone in mano può girare liberamente per oltre un'ora. Forse, se avessimo avuto ancora i militari in strada, questo episodio non ci sarebbe stato. l militari li ha mandati via lui, lasciando le periferie, e non solo, senza nessun presidio. Invece di polemizzare si metta al lavoro per evitare ulteriori tragedie. Lui e la sua maggioranza fino ad oggi sono stati capaci solo di togliere strumenti e risorse, come gli straordinari ai vigili urbani. Invece di continuare a coccolare e difendere certi criminali, si metta a lavorare per i milanesi. Sarebbe anche ora». Duro il commento del segretario nazionale Matteo Salvini: «A breve si discuterà di Bilancio, stiamo preparando le barricate. In tema di sicurezza sono pronti a tagliare milioni di euro. Levano soldi ai vigili e invece Pisapia trova soldi per i rom e i centri di accoglienza». E' tutta una questione di priorità. E i milanesi, per Pisapia, non vengono prima. ( fonte La Padania). |
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