«Facciamo una fotografia dell'esistente - ha spiegato – vediamo cosa c'è e nel frattempo facciamo la moratoria prima di rilasciare altre licenze per grandi centri che ammazzano i piccoli negozi». Più morbida la posizione del segretario della Lega e candidato alla presidenza della Regione Lombardia circa la diatriba, che suole dividere grandi e piccoli negozi, sulle aperture festive: qui Maroni pensa al consumatore e auspica un «giusto equilibrio». «Non bisogna penalizzare i piccoli negozi - ha chiarito il leader del Carroccio - i negozi di vicinato e quelli dei centri delle città perché svolgono un ruolo sociale. Bisogna, però, anche fare in modo che i cittadini abbiamo modo di fare la spesa quando vogliono. Il giusto equilibrio si ottiene incontrando, parlando, discutendo con gli uni e con gli altri». Di opinione diametralmente opposta è Gabriele Albertini, anch'egli candidato alla guida della Lombardia, che apre, invece, ai colossi della distribuzione: «È vero che inizialmente, l'apertura di un nuovo centro commerciale può avere ricadute difficili per le piccole imprese - ha ammesso- ma anziché bloccare gli investimenti economici bisognerebbe cercare di favorire l'unione dei piccoli in consorzi». Porte spalancate Per l'ex sindaco, dunque, alla concorrenza spietata delle grandi strutture nei confronti dei piccoli. Sul tema è intervenuto anche il capolista della Lega Nord per la Camera in Trentina, Maurizio Fugatti, partecipando proprio alla manifestazione di "Rete Imprese Italia" a Trento. «Il nostro futuro - ha dichiarato - dipende dalla sopravvivenza e dalle possibilità di sviluppo delle piccole e medie imprese. Mentre il governo Monti si preoccupava di salvare le banche e di portare le tasse a livelli insostenibili, nel Paese chiudevano mille imprese al giorno». «La diminuzione della pressione fiscale di un punto l'anno e il blocco ali 'aumento dell'Iva sono alcune delle risposte concrete alla crisi contenute nel programma della Lega Nord», ha spiegato Fugatti. Sempre da Milano è intervenuto il presidente uscente del Consiglio regionale, Fabrizio Cecchetti, capolista della Lega Nord per il capoluogo lombardo e provincia alle prossime elezioni regionali. «Qui bisogna bloccare le campane che suonano a morto - ha detto - la Lombardia ha bisogno di senti re altri rintocchi. E allora via subito l'Irap alle imprese che assumono i giovani, acceleriamo sul lavoro».
Gli imprenditori sono persone che si danno da fare, hanno poco tempo per protestare perché devono necessariamente pensare prima a mandare avanti la propria azienda. Nelle poche occasioni durante le quali fanno sentire la loro voce, fanno seguire alla protesta proposte efficaci per il rilancio del mondo dell'impresa e del lavoro. È accaduto anche ieri, in tutta la Penisola nel corso delle manifestazioni di Rete Italia, l'associazione che riunisce Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Casartigiani, in tutto 2,5 milioni di aziende e 14 milioni di occupati. Il grido d'allarme lanciato da almeno trentamila imprenditori in ottanta città italiane è stato questo: nel 2012 ha chiuso un'impresa al minuto. Quattro le richieste avanzate al mondo della politica da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio e, di turno, di Rete Imprese: riduzione della pressione fiscale, nuovo credito, semplificazione burocratica, investimenti per le infrastrutture. Quattro richieste semplici, quindi, perché - come ha detto Sangalli a Roma - «senza impresa non c'è futuro e non c'è la salvezza dell'Italia». È ora di portare «alla ribalta delle decisioni politiche - ha spiegato - le ragioni della crescita e dell'equità, tenendo insieme - in Europa e in Italia – dinamicità dell'export e tonicità della domanda interna, politica industriale e politica per i servizi». Per i commercianti «l' Italia è un Paese più povero, in cui il Pii e consumi pro capite hanno fatto un balzo all'indietro i circa quindici anni». Per questo, ha affermato ancora Sangalli, «Chiediamo alla politica di non mettere in liquidazione le imprese». A rispondergli, a stretto giro di dichiarazioni, è stato il segretario del Carroccio, Roberto Maroni, che a Milano, spiegando le strategie della Lega per il governo della Lombardia alla quale è candidato, ha avuto modo di chiarire la propria posizione. Maroni ha, infatti, scelto la giornata di mobilitazione lanciata da Rete Imprese Italia per annunciare l'idea di rivedere il sistema di distribuzione mettendo un freno ai grandi operatori:
«Facciamo una fotografia dell'esistente - ha spiegato – vediamo cosa c'è e nel frattempo facciamo la moratoria prima di rilasciare altre licenze per grandi centri che ammazzano i piccoli negozi». Più morbida la posizione del segretario della Lega e candidato alla presidenza della Regione Lombardia circa la diatriba, che suole dividere grandi e piccoli negozi, sulle aperture festive: qui Maroni pensa al consumatore e auspica un «giusto equilibrio». «Non bisogna penalizzare i piccoli negozi - ha chiarito il leader del Carroccio - i negozi di vicinato e quelli dei centri delle città perché svolgono un ruolo sociale. Bisogna, però, anche fare in modo che i cittadini abbiamo modo di fare la spesa quando vogliono. Il giusto equilibrio si ottiene incontrando, parlando, discutendo con gli uni e con gli altri». Di opinione diametralmente opposta è Gabriele Albertini, anch'egli candidato alla guida della Lombardia, che apre, invece, ai colossi della distribuzione: «È vero che inizialmente, l'apertura di un nuovo centro commerciale può avere ricadute difficili per le piccole imprese - ha ammesso- ma anziché bloccare gli investimenti economici bisognerebbe cercare di favorire l'unione dei piccoli in consorzi». Porte spalancate Per l'ex sindaco, dunque, alla concorrenza spietata delle grandi strutture nei confronti dei piccoli. Sul tema è intervenuto anche il capolista della Lega Nord per la Camera in Trentina, Maurizio Fugatti, partecipando proprio alla manifestazione di "Rete Imprese Italia" a Trento. «Il nostro futuro - ha dichiarato - dipende dalla sopravvivenza e dalle possibilità di sviluppo delle piccole e medie imprese. Mentre il governo Monti si preoccupava di salvare le banche e di portare le tasse a livelli insostenibili, nel Paese chiudevano mille imprese al giorno». «La diminuzione della pressione fiscale di un punto l'anno e il blocco ali 'aumento dell'Iva sono alcune delle risposte concrete alla crisi contenute nel programma della Lega Nord», ha spiegato Fugatti. Sempre da Milano è intervenuto il presidente uscente del Consiglio regionale, Fabrizio Cecchetti, capolista della Lega Nord per il capoluogo lombardo e provincia alle prossime elezioni regionali. «Qui bisogna bloccare le campane che suonano a morto - ha detto - la Lombardia ha bisogno di senti re altri rintocchi. E allora via subito l'Irap alle imprese che assumono i giovani, acceleriamo sul lavoro». I sogni se uno ci crede poi si realizzano. E noi abbiamo il sogno che la Lombardia diventi, di fatto, una regione a statuto speciale: noi questo sogno lo abbiamo, noi lo vogliamo realizzare, e quando diventerò governatore lombardo mi metterò subito al lavoro con gli altri governatori del Nord per far diventare questo sogno in realtà». Roberto Maroni continua a girare per il territorio, dall'alto in basso, su e giù, senza sosta. Venerdì era a Bergamo, sabato a Lodi, Pavia e Vigevano, domenica a Como, ieri a Cremona. Città diverse, un unico idem sentire: «Sento in giro tanto entusiasmo intorno a noi, i nostri avversari sono sempre più nervosi», ridacchia il candidato governatore, che anche a Cremona ha trovato un'accoglienza calorosa. Al suo fianco i cittadini che hanno scelto di impegnarsi in prima persona, mettendoci la faccia, nella lista civica "Maroni presidente". Piccoli imprenditori, lavoratori dipendenti, commercianti, liberi professionisti, agricoltori, studenti. C'è un'estetista. E c'è persino una donna tesserata con il Pdl, ma ha scelto di sposare il progetto della macro regione del Nord ed eccola qui, a fare campagna elettorale nella lista civica "Maroni presidente". Quasi tutti spiegano la loro scelta con una parola semplice: concretezza. Ovvero proposte concrete per risolvere problemi veri, amplificati dalla crisi. E poi esperienza. L'esperienza di chi ha fatto benissimo in due dicasteri chiave quale quello del Welfare e dell'Interno. «I lombardi che non votano per Maroni si tirano la zappa su i piedi, significa che non vogliono bene alla loro terra», spiegano. Maroni annuisce e ricorda quanto per lui sia un onore correre per Palazzo Pirelli. «Di fronte all'occasione di governare la mia terra, la Lombardia, rispetto all'idea di tornare a Roma e fare una nuova esperienza di Governo ho deciso di accettare subito. E ci credo così tanto in questa mia decisione che non mi sono neppure presentato alle elezioni Politiche, anche se di solito i segretari di partito si candidano in tutte le circoscrizioni. È una scelta che ho fatto per coerenza - rimarca il leader leghista verso gli elettori lombardi, una scelta di chiarezza che alcuni candidati della Lombardia non hanno fato, tanto che addirittura domenica il suo capo, l'attuale presidente del Consiglio, ha detto una cosa che dovrebbe aprire gli occhi ai lombardi, ovvero che questo signore non si candida per vincere ma per far perdere me, il che significa far vincere la sinistra qui in Lombardia. E questo significa che Monti e la sua lista hanno già fatto l'accordo con la sinistra per il dopo voto e mi sembra una palese scorrettezza, che è giusto venga portata a conoscenza dei cittadini lombardi». Le sterili polemiche da campagna elettorale, però, non interessano minimamente al futuro governatore lombardo, che preferisce dedicare ogni sua attenzione alle questioni che affronterà non appena avrà in mano il timone della regione più importante d'Europa. «Con la crisi stiamo tutti peggio. E questo Governo dei professori ha peggiorato ulteriormente le cose, complicando la possibilità per i giovani di entrare nel mondo del lavoro, mettendo nuove tasse agli imprenditori, senza contare i 300mila cosiddetti esodati che si trovano senza lavoro e senza pensioni. Questi sono problemi concreti, sono n e ci toccano da vicino. E come governatore della Lombardia mi voglio fare carico dei problemi dei miei cittadini». Per affrontare questi problemi e dargli una concreta soluzione Maroni ha un progetto chiaro: vincere la Regione Lombard ia e tradurre in realtà il progetto della grande macroregione padana, che tratterrebbe sul proprio territorio il 75% delle tasse che oggi vengono versate a Roma. «Noi abbiamo le idee chiare ed un grande progetto, noi vogliamo costruire la macroregione del Nord, una macroregione che abbia un forza e una coesione tale che possa chiamare qui il Governo di Roma e dire: queste sono le cose che vogliamo e se non ce le dai vediamo chi ha più forza. Perché in politica i rapporti di forza sono importanti. La nostra macroregione del Nord sarà una potenza, perché sarebbe il quarto Stato d'Europa per dimensione e numeri e perciò la più grande macroregione europea». Un sogno che si avvicina, forse già dietro l'angolo una volta conquistata la Lombardia. «Oggi – sottolinea Maroni - ci sono direttive e regolamenti europei che consentono il riconoscimento di aree macroregionali, e a questo stanno lavorando anche la Scozia, la Baviera e la Catalogna, è un progetto concreto e fattibile, che ci consentirebbe di avere le risposte ai nostri problemi sia da Roma che da Bruxelles. E tenendo in Lombardia il 75% delle tasse che ogni anno paghi amo a Roma ci terremmo ogni anno 16 miliardi di euro, soldi con cui nel giro di qualche anno potremmo risolvere tutti i nostri problemi, perché con questa proposta potremmo cancellare l'Irap, dando un aiuto straordinario alle imprese, ai nostri imprenditori che non cercano aiuti o sovvenzioni, ma chiedono solo che siano abbassate le tasse». Proposte concrete come quella della fiscalità di vantaggio per il Nord: «Vogliamo far diventare il Nord, il nostro Nord, una sorta di zona franca, dove chi investe per un certo periodo di tempo oppure assume dei giovani non paga le tasse per qualche anno, vogliamo una fiscalità di vantaggio per attrarre gli investimenti e trattenere qui le nostre imprese, per evitare che fuggano oltre confine, come accade in Lombardia, dove le piccole imprese emigrano nel Canton Ticino svizzero, come succede in Veneto, dove le imprese fuggono in Carinzia e come capita in Friuli dove le imprese scappano in Slovenia. Per noi la fiscalità di vantaggio va intesa come politica di sviluppo territoriale. l miei avversari dicono che è un sogno? Beh... io rispondo che i sogni se uno ci crede poi si realizzano, noi abbiamo il sogno che la Lombardia diventi di fatto una regione a statuto speciale, noi questo sogno lo abbiamo, noi lo vogliamo, e quando diventerò governatore lombardo mi metterò subito al lavoro con gli altri governatori del Nord per far diventare questo sogno in realtà ». ( fonte :La Padania) VENERDI' 18 Gennaio il Segretario Federale Lega Nord Roberto MARONI sarà presente a BERGAMO ALLE 21.00 AL CENTRO CONGRESSI PAPA GIOVANNI XXIII PER PRESENTARE IL SUO LIBRO "IL MIO NORD". . Trattenere qui i nostri soldi è un dovere morale. Non solo si può fare, ma si deve fare. E noi lo faremo» . Il candidato alla regione Lombardia, Roberto Maroni, guarda già al concreto, al grande obiettivo che si propone di realizzare dal momento in cui avrà tra le mani il timone della Regione. «L'accordo siglato domenica tra la Lega Nord e il Pdl ha cambiato gli scenari. Ora ci sono le condizioni per vincere queste elezioni e poter così attuare il nostro programma che ha al suo centro la proposta di trattenere almeno - e Maroni calca il tono sull'almeno - il 75% delle tasse prodotte dai lombardi sul nostro territorio ». Un obiettivo che Maroni indica come raggiungibile, pur non nascondendo le difficoltà che verranno frapposte da Roma. «E' chiaro che ci sarà da battagliare, questo lo sappiamo e non potrebbe essere diversamente quando vai a chiedere di ridiscutere come vengono allocate le risorse economiche. Ma non abbiamo certo paura di lottare. Ripeto, non sarà faci le perché s i tratta di una proposta che cambia gli equilibri. Ma tecnicamente si può fare. Del resto la Sicilia trattiene il 100% delle tasse prodotte dai suoi cittadini e allora perché noi lombardi non possiamo tenerci non dico il 100 come i siciliani ma almeno il 75%»? In pratica anche la Lombardia, una volta concretizzato questo progetto ambizioso, diventerebbe una regione a statuto speciale e su questo Maroni è granitico. «Bene, se per realizzare tutto questo la Lombardia deve diventare una Regione a statuto speciale, allora lo diventerà. Come? Cambiando le leggi, molto semplice. E se a Roma la maggioranza che sostiene il Governo sarà quel la della coalizione di cui facciamo parte non ci sarà nessun problema, perché questa nostra proposta fa parte del programma condiviso dalla coalizione, un programma che tutti si sono impegnati a realizzare. E se invece al Governo dovesse esserci un'altra maggioranza di segno diverso allora se la dovranno vedere con la Lombardia, con il Piemonte ed il Veneto, dovranno fare i conti con la massa critica del le Regioni del Nord. Dovranno fare i conti con noi: io su questo non arretro di un millimetro». Avanti quindi sulla strada dell'Euroregione del Nord che tratterrà sul proprio territorio almeno il 75% delle proprie tasse. Pronta l'accusa dei concorrenti alla corsa al Pirellone: sarebbe quasi una secessione. Altrettanto pronta la risposta del leader leghista: «No, non è una secessione. Sarebbe una secessione se volessimo trattenere sul territorio il 100% delle tasse, mentre ci siamo impegnati a restituire il 25%, cioè un quarto delle nostre tasse, per la coesione nazionale. Il 25% sono tanti soldi, il resto sono risorse dei lombardi ed è giusto che le trattengano» . Un fiume di denaro con cui alleviare le difficoltà dei cittadini e del mondo produttivo. Alcuni economisti sul Corriere della Sera mercoledì hanno ipotizzato che in questo modo la sola Lombardia avrebbe almeno 16 miliardi di euro netti l'anno in più a sua disposizione. Maroni sulla base dei dati del Corriere snocciola subito alcun i interventi prioritari: «Intanto aboliamo l'Irap alle nostre imprese, una tassa che va le quasi 8 miliardi. Poi via il bollo sull'automobile che ammonta ad un miliardo. Quindi altri 100 milioni per dare i libri gratis a tutti gli studenti delle scuole primarie. E anche così avanzerebbero altri 8-9 miliardi che potremmo usare per rea lizzare o completare delle infrastrutture oppure per incentivare le nostre aziende, per esempio ad assumere i nostri giovani sgravandoli dalla tasse per due o tre anni. E comunque voglio che siano i cittadini lombardi a dirmi come vogliono che vengano utilizzate queste risorse e in generale a dirmi cosa vogliono per la nostra Lombardia ». Per questo martedì a Como e mercoledì a Cernobbio si terrà una due giorni di stati generali dall'eloquente titolo "Dillo a Maroni", ovvero un nuovo momento di ascolto e di confronto con la società civile, con il mondo imprenditoriale, professionale e associativo, per raccogliere proposte e contenuti che diventeranno il programma del governatore Maroni. Un programma ovviamente condiviso sia dal Pdl che dalla lista Lavoro e Libertà che fa capo a Giulio Tremonti. Un programma che dovrà essere condiviso e vincolante anche per quelle formazioni satellite del Pdl (La Destra, Fratelli d'Italia ecc) che stanno bussando per entrare a far parte della coalizione. «Tra la Lega e il Pdl – spiega Maroni che questa mattina avrà un confronto a Roma con i vertici pidiellini - si è convenuto su un programma comune e quindi dipenderà da noi fare entrare altre forze politiche, sia a livello nazionale che regionale. Per il loro ingresso è fondamentale che condividano il nostro programma. Domani (oggi per chi legge) a Roma discuteremo e decideremo anche di questo -e ci potrà essere qualche novità. La coerenza con il nostro programma, però è fondamentale ». Infine una battuta sui competitor nella corsa al Pirellone. «Albertini si era impegnato a regalarmi una Ferrari se avessi vinto ... Beh, vada a prenotarla, poi io la metterò subito a disposizione della Regione», ha ridacchiato Maroni che ha poi replicato anche su Ambrosoli: «Sono convinto che non ci sarà un testa a testa perché il patto firmato col Pdl ha messo in moto un meccanismo di ottimismo fra i cittadini nei confronti del centrodestra. In ogni caso sono disponibile a qualunque confronto per ché sono sicuro di avere gli argomenti per vincere il confronto, ma per ora nessuno me lo ha chiesto. Il mio programma - ha concluso Maroni - prevede che i lombardi si tengano 16 miliardi ogni anno e come ho già detto queste risorse saranno impiegate sul territorio per abolire l'Irap, il bollo auto o dare i libri gratis ai nostri ragazzi, per aiutare le nostre imprese e dare ai nostri giovani un lavoro. E gli altri? Cosa dicono di questo loro»?(fonte La Padania) Tutti lo davano per certo da da tempo, ma l’accordo tra Lega Nord e Pdl è avvenuto sabato notte con molte difficoltà, si dice che poche ore prima era saltato tutto.Vediamo però senza preconcetti le motivazioni che hanno portato a questo accordo. Bisogna partire da quando Roberto Maroni, Segretario del Carroccio, disse “Nessun accordo con chi sostiene il Governo Monti”, abbiamo dovuto aspettare non molto per sentire alla Camera le dichiarazioni di Angelino Alfano, Segretario del Pdl, che toglievano la fiducia al Governo guidato dal Professore. Nel frattempo Maroni e la Lega andavano avanti per la loro strada, il Segretario si è candidato alla Presidenza della Lombardia, hanno messo sul tavolo i punti fondamentali, tra i quali Euroregione e 75% delle tasse che devono rimanere sul territorio. Quando Berlusconi ha deciso ti ritornare a fare il leader del Pdl e ha lanciato la possibilità di un’alleanza con la Lega Nord, Maroni ha aggiunto un’altra pregiudiziale per continuare il dialogo ” Berlusconi non deve essere il candidato a Premier” Ai più è sfuggito che chi teneva il pallino in mano non era più il Cavaliere , ma Roberto Maroni con al fianco tutta la Lega Nord. La dichiarazione “questi sono i nostri punti non negoziabili, chi li accetta … ben venga” metteva un punto ben preciso nelle eventuali trattative. Il resto è storia di questi giorni, condita da dichiarazioni alla stampa, nelle TV, che sono le solite tattiche politiche che la “gente comune” non capisce e le disorienta, fino all’accoglimento da parte del Pdl di tutte le pregiudiziali dettate da Maroni. La Lega Nord, dopo aver capito a proprie spese, che a Roma non si riesce a cambiare le regole, con l’elezione a Segretario Federale di Roberto Maroni ha puntato dritto all’Europa con il progetto “Europa dei Popoli” e la conseguente costituzione della Macro Regione Alpina. Con questo accordo la Lega Nord ha la possibilità di avere la guida delle tre Regioni Alpine più grandi, Veneto, Piemonte e Lombardia, alle quali ad aprile si potrà aggiungere il Friuli Venezia Giulia. Con questo accordo la Lega Nord è a un passo dalla realizzazione della Macro Regione già ipotizzata da Gianfranco Miglio. Con questo accordo la Lega Nord ha la possibilità di sedere ad un tavolo con il Governo centrale per trattare e far rimanere alle Regioni il 75% delle tasse versate. Con questo accordo la Lega Nord è vicina alla realizzazione di un progetto iniziato nel 1991, anno della sua costituzione, come mai lo è stata. La domanda finale è per tutti “Vale la pena per questo allearsi con il Pdl? Voglio ricordare che con il Pdl la Lega Nord governa Piemonte e Veneto, oltre 500 comuni tra piccoli e grandi, dando dimostrazione di buon governo. Che i progetti non devono essere solo sogni e la Lega Nord è ben consapevole che in Lombardia da sola non avrebbe vinto. Che a livello nazionale c’è da contrastare un centrino guidato da Monti che è telecomandato dalla finanza e le banche, una sinistra guidata da Bersani, che invece di mettere al primo punto il rilancio economico, ha la regolarizzazione di immigrati clandestini, da farli diventare italiani a tutti costi per poterli fare votare …. magari per loro. Tra qualche anno forse questi giorni saranno ricordati come l’inizio di una nuova era per il Nord, della Lega che ha pensionato Berlusconi da Premier, cosa mai riuscita alla sinistra, di un movimento che si allinea con altri di Catalogna, Scozia, ecc. , per la costruzione di una nuova Europa …. quella dei Popoli e non più della finanza e delle banche. ( fonte fanti1959.com) Il segretario federale della Lega Nord, on. Roberto Maroni, venerdì 11 gennaio sarà a Bergamo per una serie di incontri pubblici: alle 18.30 per inaugurare il "Maroni point" in via Corridoni 56, a seguire alle 19.00, sempre al "Maroni point" per la presentazione dei candidati di Bergamo della Lista Civica "Maroni Presidente", mentre alle 21.00 sarà nella Sala Oggioni del Centro Congressi Papa Giovanni XXIII, in Viale Papa Giovanni XXIII 106, per una presentazione del suo libro "Il mio Nord", insieme a Giorgio Gandola, direttore del quotidiano L'Eco di Bergamo. Lombardia regione virtuosa e per questo penalizzata più dalle nuove tasse. Si sviluppa sul filo di un amaro ma realistico paradosso il ragionamento delle associazioni dei consumatori. Il rischio è quello di una Lombardia dei balzelli, a cominciare da quelli autostradali se è vero come è amaramente vero che, nelle diversificazione dei ritocchi a seconda dei gestori, per la «Milano Serravalle» le tariffe aumentano dell’1,16%, ad «Autostrade per l’Italia» è stato concesso un incremento del 3,47, ad «Autostrade Centropadane» del 5,66.«La Lombardia - saetta Francesca Arnaboldi, presidente della Confconsumatori lombarda e vicepresidente nazionale - è sempre molto colpita a ogni nuova tassa. Più delle altre regioni. Chi pagherà di più per le autostrade? La Lombardia. È una regione che funziona, per esempio per la raccolta rifiuti. È quella dove si sviluppa un’attività economica più ricca. E anche quella dove si esercita un maggior controllo. E da noi si paga. La pressione fiscale colpirà la regione più ricca e anche quella che più abituata a pagare. Come per il canone televisivo: in Lombardia viene versato, a differenza di altre zone».
«La Lombardia - ammonisce Marco Donzelli, avvocato milanese, da una ventina d’anni presidente del Codacons -, nel quadro del disagio sociale, è in una dimensione positiva. Attenzione però: è una zona ricca, ma al suo interno esistono anche persone disoccupate, persone senza più risorse, che non sono più in grado di pagare il mutuo e le cartelle di Equitalia. Nonostante questo la nostra è una regione virtuosa dove le tasse vengono pagate. Da una parte. Dall’altra c’è un Stato che anziché intervenire guardando le cartelle tributarie, si accanisce sui cittadini e sulle imprese». Il Codacons stima per le autostrade un aumento medio del 2,91%, per le multe del 5,7, per il canone Rai dell’1,34 (1,50 euro), per il gas dell’1,7% (22 euro). Per l’Iva l’aumento di luglio sarà dal 21 al 22%. In una famiglia di quattro persone inciderà a regime per 279 euro l’anno, in una di tre per 209 euro. «Se si sceglie - è l’analisi di Donzelli - la strada dell’aumento delle tasse possono solo diminuire le risorse economiche da spendere. Se il cittadino il 17 dicembre ha dovuto pagare l’Imu e subito dopo ha speso per i regali di Natale, si ritrova senza soldi per far girare l’economia. Li ha dati tutti allo Stato. Se il bar sotto casa riduce il personale e il ristorante all’angolo e il negozio della strada vicina fanno lo stesso, ci ritroviamo con sempre meno persone con uno stipendio da spendere».Cosa faranno le associazioni dei consumatori? «Vedremo - risponde Francesca Arnaboldi - come contrastare il contrastabile. Mentre prima la gente reagiva con forza, adesso ha l’atteggiamento di chi cerca soprattutto di difendersi dalle tegole che le piovono in testa». ( fonte il giorno.it) |
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