Si parla di banche, di credito al consumo, della difficoltà da parte di imprese e famiglie di far ricorso ad aperture di credito, a fidi e mutui. Ma anche di pubblica amministrazione e - temi immancabili poiché di grande attualità - di Imu, governo e politica. Il dibattito è interessante, a tratti molto tecnico, ma la capacità comunicativa di Massimo Garavaglia, assessore all’Economia di Regione Lombardia, ne agevola decisamente la comprensione anche per chi di economia e finanza ne mastica davvero poca. A “sfidare” l’esponente del Carroccio sul palcoscenico della Bèrghem Fest, martedì sera, c’erano Giovanni Sanga (Pd), Angelo Carrara (associazione Artigiani Bergamo) e Giulio Romani (segretario generale Fiba Cisl). Tra i temi affrontati anche un riferimento alla concretezza con la quale Regione Lombardia ha risolto, in parte, un aspetto estremamente complesso come quello del credito alle imprese: stanziando un miliardo di euro con credito in cassa. «È vero - ha confermato Garavaglia dal palco - il provvedimento è già in Gazzetta Ufficiale da inizio agosto e le prime erogazioni alle imprese che ne hanno fatto richiesta e hanno i requisiti necessari, arriveranno entro la fine di settembre. Un miliardo che Regione Lombardia, attraverso Finlombarda, dà alle imprese che sono a credito verso la pubblica amministrazione, verso Province e Comuni. Se vogliamo ci siamo un po’ sostituiti allo Stato e alle banche per sostenere le imprese che, di questi tempi, soffrono parecchio». (fonte La Padania.net).
Ospite della Bèrghem Fest, ha parlato di banche, imposte locali e pubblica amministrazione. Entro settembre un miliardo
Si parla di banche, di credito al consumo, della difficoltà da parte di imprese e famiglie di far ricorso ad aperture di credito, a fidi e mutui. Ma anche di pubblica amministrazione e - temi immancabili poiché di grande attualità - di Imu, governo e politica. Il dibattito è interessante, a tratti molto tecnico, ma la capacità comunicativa di Massimo Garavaglia, assessore all’Economia di Regione Lombardia, ne agevola decisamente la comprensione anche per chi di economia e finanza ne mastica davvero poca. A “sfidare” l’esponente del Carroccio sul palcoscenico della Bèrghem Fest, martedì sera, c’erano Giovanni Sanga (Pd), Angelo Carrara (associazione Artigiani Bergamo) e Giulio Romani (segretario generale Fiba Cisl). Tra i temi affrontati anche un riferimento alla concretezza con la quale Regione Lombardia ha risolto, in parte, un aspetto estremamente complesso come quello del credito alle imprese: stanziando un miliardo di euro con credito in cassa. «È vero - ha confermato Garavaglia dal palco - il provvedimento è già in Gazzetta Ufficiale da inizio agosto e le prime erogazioni alle imprese che ne hanno fatto richiesta e hanno i requisiti necessari, arriveranno entro la fine di settembre. Un miliardo che Regione Lombardia, attraverso Finlombarda, dà alle imprese che sono a credito verso la pubblica amministrazione, verso Province e Comuni. Se vogliamo ci siamo un po’ sostituiti allo Stato e alle banche per sostenere le imprese che, di questi tempi, soffrono parecchio». (fonte La Padania.net). Macroregione del Nord, stato di salute del governo, eventuali alleanze, ma anche immigrazione, lavoro e Province. Questi i temi del dibattito di ieri sera alla Bèrghem Fest di Alzano con i presidenti di Veneto e Piemonte, Luca Zaia e Roberto Cota, intervistati dalla giornalista Gaia Mombelli di Sky. Circa 200 i presenti. Tra i temi centrali l'Imu. «Una tassa ingiusta - ha sottolineato Cota -: colpisce tutti, non solo gli straricchi». «Nei palazzi di Roma non hanno mai visto un'azienda e non sanno cosa vuol dire avere i calli sulle mani - ha aggiunto Zaia -. Servono risposte più concrete: anche se si esce dalla crisi, un operaio come fa a vivere con 1.200 euro al mese? La vera uscita dalla crisi è rimettere i soldi in tasca ai cittadini. Come? Evitando agli imprenditori di versare così tante tasse a Roma». E poi i problemi della Lega: «È stato un grosso travaglio, ma fa parte della vita - ha detto Zaia -: di certo il leghismo non morirà mai». Sulle eventuali alleanze e sull'ipotesi di Flavio Tosi come candidato per la Lega, Zaia ha aggiunto: «Deciderà Maroni». «L'importante è non fare alleanze per il proprio tornaconto di poltrone - gli ha fatto eco il collega del Piemonte -, ma perché venga portato a termine il programma. Le alleanze le decideremo a tempo debito, partendo dalla macroregione del nord». Giudizio negativo è stato espresso dai due presidenti sull'attività del governo: «È paralizzato, non parla dei problemi della gente, meglio le elezioni», ha detto Cota. Che ha aggiunto un riferimento a Berlusconi: «La maggioranza delle persone pensa che contro di lui ci sia stato un accanimento: in effetti qualcosa non funziona se qualcuno ha subito 41 processi da quando è in politica. La sinistra vuole invece beneficiare di questo dove non è riuscita col consenso elettorale». E si è parlato anche di secessione: «Non è più un problema della politica - ha detto Luca Zaia -: in Veneto c'è già perché gli imprenditori se ne vanno perché non riescono più a fare impresa. Del resto è impossibile fare impresa in Italia». L'annunciata revisione delle Province è invece «l'ennesima fregatura» per il presidente del Piemonte, comunque disponibile a una riorganizzazione, ma con dei distinguo: «Si vuole tagliare agli enti locali, ma allo Stato centrale non si taglia nulla». «Anche gli annunci fatti oggi dal governo sembrano slogan pre-elettorali - ha aggiunto Zaia -: mille vigili nuovi e contratti a tempo indeterminato, tutte promesse che non si possono manternere». E poi l'immigrazione: «Alla Kyenge la luna di miele è durata fin troppo. Abbiamo perso tempo utile con le offese, quando invece si doveva parlare di immigrazione perché in Italia manca una legge in materia», ha chiarito Zaia. (fonte Eco di Bergamo) «Leggo che Letta da Vienna parla di Terra Promessa in vista. Ovviamente non si rivolge agli italiani, ma ai clandestini che stanno per sbarcare in Sicilia...». La stoccata al premier arriva per bocca, o meglio via facebook, dal numero uno del Carroccio lombardo, Matteo Salvini che sul suo profilo, torna a par lare del dramma dell'immigrazione clandestina. E lo fa usando le parole di Letta, sebbene il presidente del Consiglio abbia usato la metafora biblica per l'ennesimo tentativo di salvare il proprio Esecutivo sempre più in difficoltà per la vicenda giudiziaria legata a Berlusconi. Polemiche e scaramucce tra i due alleati-nemici di Pd e Pdl che Salvini non vorrebbe vedere anche all'interno della Lega. Qualcuno sente il bisogno di nuovi partiti? Ma per favore, non scherziamo. C'è bisogno di una Lega unita, compatta e all'attacco. Stiamo preparando un autunno di fuoco o sarà tardi. Preparati anche tu, Roma e Bruxelles sono solo giganti di argilla, è l'appello dell'esponente leghista che getta acqua sul fuoco e torna a ricompattare il movimento. Di fatto il vicesegretario federale della Lega Nord risponde indirettamente ad alcune indiscrezioni di stampa (vedi Corriere della Sera e Libero) in cui si ipotizzava la nascita di un nuovo movimento (Padania Libera) con a capo il fondatore del Carroccio, Umberto Bossi. Un'ipotesi di spaccatura del partito leghista causata, sempre stando alle indiscrezioni di alcuni organi di stampa, dalle presunte differenze di vedute tra i due vice del segretario Roberto Maroni, Flavio Tosi e, appunto, Matteo Salvini, ma anche di Bossi con l'attuale leader e presidente di Regione Lombardia. A dare sostegno a Salvini anche il governatore Roberto Cota che invita a lasciare le grane agli altri partiti. Tra pochi giorni – spiega Cota - ricomincia la stagione dei grandi appuntamenti. Solo in Piemonte, oltre alla Festa di Capriata d'Orba di questo fine settimana, il 7 settembre avremo la nostra assemblea nazionale. Alla fine del mese di settembre abbiamo invece già programmato la festa nazionale a Torino ed il 12 ottobre, sempre a Torino, ci sarà la manifestazione federale sull'immigrazione. Quindi il 22 settembre, poi, saremo tutti a Venezia per l'assemblea federale. Senza contare i vari appuntamenti organizzati sul territorio. Insomma, chi la dura la vince. Possono strillare in tanti, Grillo può fare tutte le battute che vuole, ma noi - annota ancora Cota - dobbiamo concentrarci sul nostro progetto politico e sulla difesa degli interessi del nostro territorio. Se lo faremo, la Lega sarà forte. C'è un grande spazio per poter fare questo lavoro. Autonomia fiscale da Roma con la Macroregione del Nord, no all'immigrazione selvaggia e superamento del patto di stabilità che blocca assurdamente i nostri sindaci. (fonte La Padania) di Stefano Bruno Galli Il federalismo o è competitivo o non è. A Gianfranco Miglio quello tedesco non piaceva molto. Tant'è che lo definiva un "falso" federalismo. E aveva ragione perché si tratta di un federalismo basato sui rapporti di solidarietà e di cooperazione tra i vari Lander. Al contrario, l'essenza del federalismo è la competizione fra i soggetti istituzionali federati che lo compongono. Nel 1929 la Germania rispose alla crisi success iva al crollo della borsa di Wall Street rafforzando il ruolo istituzionale dello Stato e il dirigismo economico - e così furono gettate le basi per l'affermazione del totalitarismo. Alla crisi attuale, che non ha precedenti ed è addirittura più grave di quella del 1929, la Germania ha risposto decentrando, cioè potenziando il ruolo del sistema delle autonomie locali. L'assunto di base che ha portato a questa scelta di campo è che i processi di globalizzazione possono essere fronteggiati con maggiore successo riconoscendo una maggiore porzione di autonomia ai territori. I Lander, insomma, devono essere messi nelle condizioni di rispondere alle nuove sfide dell'età globale grazie all'autonomia politica e amministrativa che gli viene concessa dallo Stato centrale. In queste settimane si sta tuttavia svolgendo in Germania un vivace dibattito che mette in crisi proprio l'aspetto cooperativo e solidaristico di questo modello di federalismo. Dopo aver imposto all'intera Europa la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, la Germania infatti l'ha imposta anche ai suoi Lander. E ve ne sono alcuni - Berlino, Amburgo, Brema, Saarland e Nord Reno - Westfalia – che hanno la contabilità in rosso, vale a dire hanno un rapporto fra il Pil territoriale e la spesa pubblica locale fortemente sbilanciato, tanto che la prospettiva è quella dell'accorpamento con altri Lander. Si parla di ridurli da 16 a 11 se non addirittura a 9. E si parla anche di ridare vita, nei territori dell'ex Lega Anseatica, a uno " Stato del Nord" su base macroregionale. Tutto ciò è molto indicativo per la realtà italiana per una folla di ragioni sulle quali è necessario riflettere. In primo luogo, di fronte a una crisi che ha messo in ginocchio molti sistemi economici e produttivi territoriali e si abbatte con virulenza sulle famiglie e le imprese, non bisogna più trascurare l'andamento della contabilità pubblica locale, riassunta nel rapporto fra il Pil regionale, la spesa pubblica e la fiscalità territoriale. Ogni amministrazione regionale deve essere inchiodata alle proprie responsabilità. L'intero Sud è destinato a fallire - in particolare: Calabria, Sicilia, Campania, Basilicata, Puglia - perché in queste regioni la spesa pubblica locale sfiora costantemente il 100 per cento del Pil del territorio. Al contrario, in Lombardia la spesa pubblica locale è quantificabile in quasi il 40 per cento del Pil regionale (valore molto simile a quello dei Cantoni svizzeri), che – a sua volta – rappresenta un quarto del Pil del Paese. Sinora il fallimento del Sud è stato evitato perché ogni lavoratore lombardo stacca un assegno di circa diecimila euro all'anno per il Mezzogiorno. Anche gli altri lavoratori del Nord erogano risorse per il Sud, ma la cifra è più contenuta. L'altro ieri ci ha pensato lo Svimez a spiegarci che negli ultimi cinque anni - quelli della crisi più pesante – la Lombardia ha perso due punti e mezzo di Pil, mentre la Sicilia ne ha persi 11. E la previsione è che il Pil , nel 2014, cresca dell'1 per cento al Nord, dello 0,4 per cento al Centro e dello 0,1 per cento al Sud. In questo senso, la "lezione" tedesca, con la probabile soppressione dei Lander con i conti in rosso, ci suggerisce anche che devono essere cancellate una volta per tutte le politiche assistenziali basate sulla solidarietà e concepite per ridurre gli squilibri territoriali. Si tratta di politiche assistenziali che lo Stato centrale ha praticato nei confronti del Mezzogiorno sin dalla nascita della Repubblica. In oltre sessant'anni di storia non hanno mai generato sviluppo anche per via del carattere diffusamente clientelare assunto dall'erogazione e dalla distribuzione delle risorse. È giunto il momento della responsabilità, perché in Italia di cooperazione sinora ce n'è stata sin troppa. E nella crisi non c'è più spazio per la cooperazione e neppure per la solidarietà. Infine, l’idea di fondare uno "Stato del Nord" , rievocando i fasti della Lega Anseatica, ci dice che la prospettiva macroregionale è quella giusta. L'idea di progettare delle razionali aggregazioni amministrative macroregionali in relazione alle vocazioni economiche e produttive territoriali e alle capacità fiscali rappresenta una concreta indicazione verso la costruzione della Macroregione del Nord. Questa è la strada da percorrere risolutamente e senza indugi. (fonte La Padania ) |
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