Il governo contava di incassare sei miliardi di euro dalle nuove slot machine e siti per il gioco on line: approvando invece una mozione della Lega che impone una moratoria di un anno sul gioco d’azzardo, il Senato ha detto all’esecutivo di rivedere i suoi piani e inventarsi in fretta qualcosa di un po’ meno incivile per far quadrare i conti.
Una presa di posizione, quella dei senatori, che rischia di far crollare l’intera architettura della politica economica di questo esecutivo, basata come si è visto, sulle entrate dal gioco d’azzardo, e che ha mandato in tilt Palazzo Chigi. Il sottosegretario all’Economia Aberto Giorgetti, che si era speso in prima persona per fermare la mozione, dopo la votazione, ha rimesso la delega sul gioco d’azzardo, mentre il ministero dell’Economia ha in pratica “riufitato” di obbedire a quanto deciso dal Parlamento definendo la mozione «inapplicabile» perché - dice il comunicato del ministero - «aprirebbe un contenzioso con i circa 200 operatori italiani ed esteri che hanno ottenuto la concessione» e «determinerebbe una forte diminuzione delle entrate in una fase estremamente delicata per la finanza pubblica».
In pratica, il Governo preferisce aprire un conflitto con il Parlamento piuttosto che con la lobby del gioco d’azzardo. Del resto, che i gestori delle macchinette mangiasoldi siano intoccabili, lo si era già capito con la maxi sanatoria concessagli sui debiti contratti con l’erario: 600 milioni di euro a fronte di circa 2,5 miliardi dovuti. Per non urtare gli interessi di questi “imprenditori” l’esecutivo decide quindi di schierarsi contro il Parlamento e imboccare una strada che non si sa dove potrebbe sfociare, visto anche i rapporti sempre più tesi all’interno della maggioranza.
«È una cosa di una gravità inaudita: il Governo in pratica dice che le mozioni del Parlamento sono carta straccia - dice il senatore della Lega Massimo Bitonci - Il Governo non può rifiutarsi di applicare un indirizzo politico votato dal Parlamento sovrano. Se questo principio non vale più allora Letta ammetta l’incapacità del suo esecutivo e vada a casa».
«Una reazione così pesante da parte dell’esecutivo significa che siamo andati a toccare un nervo scoperto. Abbiamo svelato la loro vera natura - denuncia un senatore leghista Stefano Candiani - preferiscono in sostanza garantire i diritti delle imprese che fanno gioco d’azzardo piuttosto che quelli dei cittadini. La loro idea di gestione dei conti pubblici è in pratica basata sullo sfruttamento delle debolezze delle persone abbagliate dall’inganno della fortuna».
Nonostante l’opposizione del governo resta comunque il dato politico: quasi tutto il Senato dice al Governo di bloccare per un anno le nuove slot e cercare altrove i soldi che gli servo. «Lo Stato - dice ancora Candiani - non può fare cassa sui disperati fregandosene delle famiglie che vanno in rovina. Con la nostra mozione abbiamo finalmente impegnato il Governo a produrre un atto concreto contro il gioco d’azzardo. Per gli esponenti della maggioranza che sostiene questo esecutivo è stato finora troppo comodo fare solenni proclami contro le ludopatie e lo “Stato biscazziere” senza poi tradurre in atti concreti le parole e anzi appoggiando un governo che considera strutturali le risorse che incassa dal gioco d’azzardo. Ora abbiamo smascherato questa ipocrisia».
Ora, ha denunciato il sottosegretario Giorgetti, l’esecutivo dovrà trovare risorse per sei miliardi di euro. «Che si impegni a farlo in maniera più civile e non sui poveracci. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una proliferazione esagerata di slot machine e strumenti simili, utili solo a fare incassare allo Stato denaro facile. Questo però sta portando alla rovina centinaia di famiglie, con conseguenze drammatiche. È urgente un cambio di rotta su questo cancro sociale. Non è ammissibile che uno Stato possa incassare in silenzio, senza porsi alcuna questione morale ed etica. Ludopatia e azzardopatia sono una vera e propria piaga. La diffusione di queste macchinette deve essere bloccata. Non si può pensare di contare su questo tipo di entrate, che fanno leva sulle disgrazie altrui, per risanare le casse dello Stato».( fonte La Padania.net).