A conferma che il grillismo non è espressione dell'antipolitica. È espressione – piuttosto - del risentimento e della delusione dell'elettorato dei partiti tradizionali. L'astensionismo che, per esempio, ha caratterizzato le recenti elezioni siciliane spiega infatti che il grillismo non "pesca" nell'area del non-voto, ma nell'elettorato tradizionale. E si può sconfiggere solo con la qualità della classe politica: la politica è una cosa troppo seria per essere affidata a un comico e ai suoi improvvisati seguaci. L'astensionismo che ha segnato in profondità le elezioni siciliane rappresenta un modello di analisi. Perché rivela l'esistenza di un'area dell'elettorato alla quale ci si può e ci si deve rivolgere con un progetto politico solido e coerente, realistico e ambizioso. L'astensionismo aspetta solo questo. E la politica non può prescindere dalla progettualità, legata a una precisa lettura del passato e del presente per ipotecare il futuro, per guardare al domani e rendere meno incerto il destino della comunità. Maroni è perfettamente consapevole di essere il titolare dell' unico, vero e credibile progetto politico che possa definirsi tale: quello del Nord. Che vuoi dire autonomia, per una sempre minore dipendenza da Roma intesa quale capitale dello Stato burocratico e accentratore, ingordo e predatore, realizzando l'euroregione. C'è una parola che va di moda in questo avvio di campagna elettorale, utilizzata come un mantra: il civismo. È il riferimento alla realtà della società civile, quasi per scongiurare - paradossalmente - l'ingerenza dei partiti, quando in realtà la nasconde e basta. Ambrosoli si dichiara oggettivamente lontano dal Pd -ma allora perché candidarsi con il Pd? E considera il patto civico l' ineludibile premessa del suo impegno. Albertini crede nel progetto civico esterno al Pdl - ma non è stato sindaco di Milano del Pdl e attualmente non è eurodeputato del Pdl?- alla base della sua candidatura. Che senso ha, allora, minacciare di stracciare la tessera 216? In molti, all'interno del Pdl, hanno colto queste contraddizioni e cominciano a convergere sulla candidatura di Maroni. Senza un'idea e senza un progetto per la Lombardia, tutti invocano le tradizioni civiche per candidarsi contro i partiti. Ma il progetto più civico d i tutti sin dalle origini - è l'autonomismo della Lega Nord, che rivela una precisa idea della Lombardia e delle sue comunità territoriali. Questo è un dato di fatto, che rende la candidatura di Roberto Maroni - oltre il suo profilo istituzionale – fortemente credibile... Per scaramanzia, fermiamoci qui. P. S. Questo è il mio primo intervento sulla Padania diretta da Aurora Lussana. Conosco la direttrice da molti anni perché lei ha svolto una parte dei suoi studi con me. E sono orgoglioso che sia arrivata alla guida della Padania. Mi sia pertanto consentito di rivolgerle pubblicamente il mio più sincero e affettuoso "in bocca al lupo" per questa sua nuova avventura professionale. (di Stefano B. Galli da La Padania del 18.11.2012)
Le vicende delle candidature e del posizionamento dei partiti in previsione della campagna elettorale per la Regione Lombardia sono interessanti. Sarà una campagna rapida che divorerà tutto e tutti, sia per le condizioni in cui è maturata la crisi politica, sia per i tempi stretti. In fondo poco più di cento giorni - quanti ci separano dal voto del 10 marzo - sono davvero lo "spazio d'un mattino". E sarà con tutta probabilità un voto congiunto con le elezioni politiche. Qui si registra il primo successo della Lega che, sin da subito, si era risolutamente schierata in favore dell'"election-day", vale a dire della giornata unica per le elezioni politiche e per le regionali in Lombardia, Lazio e Molise. Il buon senso - il semplice buon senso - militava a favore di questa decisione, per risparmiare circa cento milioni di euro in tempi di "spending review". Lo scenario - per quanto attiene alla realtà lombarda, che inevitabilmente ricade sul quadro nazionale presenta un candidato fermo su Ile sue posizioni, che tira dritto. È Maroni. Gli altri partiti e gli altri candidati sono impegnati in un estenuante balletto -in maschera - pieno di infingimenti, doppi giochi e nascondimenti, non privi di colpi bassi. Che rivelano gravi titubanze, derivanti da una linea politica quanto meno sfilacciata e da una vis ione del futuro drammaticamente approssimativa. Rivelano altresì che lo scontro tra gli interessi organizzati che intendono imporsi e competere e che sta alla base di questi conflitti non viene ricomposto dalle segreterie dei partiti, impegnate anzitutto ad arginare l'ondata montante dell'antipolitica. Questa dinamica non risparmia nessuno. Neppure il Movimento 5 Stelle, alle prese con le ambizioni elettorali dei massoni e dei divi dei reality.
A conferma che il grillismo non è espressione dell'antipolitica. È espressione – piuttosto - del risentimento e della delusione dell'elettorato dei partiti tradizionali. L'astensionismo che, per esempio, ha caratterizzato le recenti elezioni siciliane spiega infatti che il grillismo non "pesca" nell'area del non-voto, ma nell'elettorato tradizionale. E si può sconfiggere solo con la qualità della classe politica: la politica è una cosa troppo seria per essere affidata a un comico e ai suoi improvvisati seguaci. L'astensionismo che ha segnato in profondità le elezioni siciliane rappresenta un modello di analisi. Perché rivela l'esistenza di un'area dell'elettorato alla quale ci si può e ci si deve rivolgere con un progetto politico solido e coerente, realistico e ambizioso. L'astensionismo aspetta solo questo. E la politica non può prescindere dalla progettualità, legata a una precisa lettura del passato e del presente per ipotecare il futuro, per guardare al domani e rendere meno incerto il destino della comunità. Maroni è perfettamente consapevole di essere il titolare dell' unico, vero e credibile progetto politico che possa definirsi tale: quello del Nord. Che vuoi dire autonomia, per una sempre minore dipendenza da Roma intesa quale capitale dello Stato burocratico e accentratore, ingordo e predatore, realizzando l'euroregione. C'è una parola che va di moda in questo avvio di campagna elettorale, utilizzata come un mantra: il civismo. È il riferimento alla realtà della società civile, quasi per scongiurare - paradossalmente - l'ingerenza dei partiti, quando in realtà la nasconde e basta. Ambrosoli si dichiara oggettivamente lontano dal Pd -ma allora perché candidarsi con il Pd? E considera il patto civico l' ineludibile premessa del suo impegno. Albertini crede nel progetto civico esterno al Pdl - ma non è stato sindaco di Milano del Pdl e attualmente non è eurodeputato del Pdl?- alla base della sua candidatura. Che senso ha, allora, minacciare di stracciare la tessera 216? In molti, all'interno del Pdl, hanno colto queste contraddizioni e cominciano a convergere sulla candidatura di Maroni. Senza un'idea e senza un progetto per la Lombardia, tutti invocano le tradizioni civiche per candidarsi contro i partiti. Ma il progetto più civico d i tutti sin dalle origini - è l'autonomismo della Lega Nord, che rivela una precisa idea della Lombardia e delle sue comunità territoriali. Questo è un dato di fatto, che rende la candidatura di Roberto Maroni - oltre il suo profilo istituzionale – fortemente credibile... Per scaramanzia, fermiamoci qui. P. S. Questo è il mio primo intervento sulla Padania diretta da Aurora Lussana. Conosco la direttrice da molti anni perché lei ha svolto una parte dei suoi studi con me. E sono orgoglioso che sia arrivata alla guida della Padania. Mi sia pertanto consentito di rivolgerle pubblicamente il mio più sincero e affettuoso "in bocca al lupo" per questa sua nuova avventura professionale. (di Stefano B. Galli da La Padania del 18.11.2012) Comments are closed.
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