La distanza tra Atene e Berlino è quella che separa nord e mezzogiorno d’Italia. Con una differenza: i tedeschi non vogliono zavorre.
La questione greca interroga il rapporto complesso tra l’economia più forte e virtuosa del continente, quella tedesca, con il suo fanalino di coda, quella, per l'appunto della Grecia. Più in generale tra l’Europa continentale e quella mediterranea. Rapporto che fonda le sue radici nelle differenti culture politiche, economiche e sociali che connaturano tali aree. Un tema che, per noi in Italia, non è del tutto nuovo. Se è vero infatti che il Belpaese, a suo modo, rientra totalmente nell’Europa del sud, è altrettanto vero che è allo stesso modo diviso in due. C’è una parte economicamente sviluppata (pur tra le mille difficoltà dello scenario post 2008) e un’altra, il Mezzogiorno, che versa in uno stato enedemico di arretratezza e difficoltà economica. Distanza, peraltro, che la crisi stessa ha ulteriormente aggravato.
C’è chi, come l’italiana Annalisa Merelli sul giornale online americano Quartz ha scritto che «la prossima emergenza europea (dopo la Grecia, ndr) è a sud di Roma», rafforzando l’analogia tra la penisola ellenica e il meridione italiano. Un’analogia confermata dagli stessi dati economici e sociali. Con una grande differenza, ovviamente: la Grecia è oggi in difficoltà perché deve restituire i soldi prestati dai cosiddetti creditori istituzionali - Fondo monetario internazionale, Banca centrale europea, Unione Europea, soldi che in larga parte provengono proprio dalla Germania -, mentre in Italia esiste un meccanismo perequativo e solidale che trasferisce parte della fiscalità generale italiana da nord verso sud. Un processo, quest’ultimo, storicamente al centro del dibattito nazionale. Ben prima che la Lega Nord ne facesse il cuore della propria battaglia federalista e che studiosi come Luca Ricolfi scrivessero del “sacco del Nord”.
L’analogia nel rapporto tra Germania e Grecia con quello tra Lombardia e Calabria (rispettivamente idealtipi regionali del nord e del sud Italia) portano con loro alcune domande senza risposta: quello che accadrebbe alla Grecia se fosse lasciata andare alla deriva sarebbe analogo a quel che succederebbe se nord e sud italia smettessero di essere parte della medesima nazione? E chi si augura una Grexit, augurerebbe allo stesso modo alla Calabria di abbandonare l’Italia? E ancora: possono convivere sotto la medesima costruzione politica - sia essa uno Stato o un’unione di Stati - economie e società tanto diverse tra loro? Un trasferimento costante (e assistenziale) di risorse dalle aree più ricche a quelle più povere, senza che vi siano strategie di sviluppo ad accompagnarle, tende a far diminuire il divario tra tali aree o ad accrescerlo? E in ultimo: è politicamente e moralmente accettabile abbandonare al proprio destino l’area più povera di un Paese? Sono domande cui ovviamente i dati non danno risposte. Analogie che però possono accompagnarci fino all’ultimatum di domenica. Per farci comprendere, più di tanti ragionamenti finanziari e geopolitici, cosa vi sia realmente in gioco.( fonte LINKIESTA.it)