"Oggi lanciamo una rivoluzione fiscale che in ottobre spero porti in piazza milioni di italiani: proporremo un'aliquota fiscale secca al 20% uguale per tutti, dal nord al sud, per ricchi e poveri.
"Oggi proponiamo un'alternativa al renzismo, che è una deriva pericolosa, statalista, che sta cercando di annullare tutto quel che rimane dell'identità, del commercio, del territorio, della democrazia. Proporremo non ai partiti, ma ai padani e agli italiani una visione diversa, coraggiosa, rivoluzionaria, scommettendo sui cittadini, sugli imprenditori, su chi produce e crea ricchezza, facendo loro pagare la metà delle tasse che pagano oggi". Lo ha detto questa mattina il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini, intervistato a Padova a margine del congresso straordinario del Carroccio. "Per il momento andiamo soli, perché siamo l'unica alternativa seria al renzismo. Se qualcun altro ci farà compagnia sono solo contento"
Salvini: rivoluzione fiscale e lavoro per ridare la speranza
Il Segretario federale a Padova: avanti uniti con le nostre idee contro il renzismo e l'Unione sovietica europea
Rivoluzione fiscale. Far ripartire il lavoro e difendere chi produce. E tutti uniti per vincere le battaglie che attendono la Lega. Al Congresso federale straordinario di Padova, Matteo Salvini indica i prossimi traguardi del Movimento. Con tanto di data: il 14 novembre. Obiettivo, dare allo Stato centrale un segnale forte e inequivocabile: la gente del Nord, e tutti quelli che vorranno unirsi ad essa, non ha più paura. E vuole tornare ad avere fiducia nel proprio futuro.
«Solo un movimento di matti puo stare sei ore in un congresso a luglio - esordisce dal palco del centro congressi intitolato a Papa Luciani che ospita l'evento nella Città del Santo -. Ma questi matti possono cambiare il mondo». Attacca ancora i giornalisti, «brutta razza, e lo dico da giornalista, perché sono complici della svendita della nostra terra e delle nostre economie. Su corriere.it ci sono notizie di ogni genere, c'è Gasparri che litiga su Twitter col puffo brontolone, ma non c'è una riga sulla Lega. Se ne andassero affanculo tutti».
Com'è sua consuetudine, Salvini dice tante cose scomode e tocca tanti argomenti scomodi. A partire dalle polemiche interne al Movimento: «Il rispetto nei confronti dei militanti è sacro, chiunque ricopra una carica nella Lega prima di dire, o non dire, qualcosa deve pensarci dieci volte». Non nasconde le difficoltà contingenti: «Potremo andare avanti senza soldi, con le nostre idee. Ci sono militanti che mettono 10 euro per tenere aperta una sezione, quindi non è accettabile che chi prende certi stipendi non dà quello che può, non abbiamo bisogno di questa gente», perché «un conto è essere bùn e un conto essere cujùn». Promette novità sul piano disciplinare: «Valuteremo tutte le espulsioni che ci sono state, e la posizione di chi ha fatto il militante una volta all'anno. Proporrò in Consiglio federale un limite di due mandati consecutivi per qualaisi carica. E alcune cariche non sono compatibili col ruolo di Segretario nazionale. Vedremo di mettere un po' di ordine in una macchina splendida, che non ho mai pensato di snaturare».
Sul piano politico, «ci godiamo il 6% alle Europee, che non è un punto di arrivo ma di partenza. Il consigliere politico di Forza Italia, Toti, dice che o la Lega dialoga con il centrodestra o rimane irrilevante e marginale? Io dialogo con tutti, a me parlare di centrodestra e centrosinistra fa venire l'orchite, non esistono più. La sinistra, poi, è uscita dalle fabbriche, si dimentica del lavoro e difende il grande capitale. Noi stiamo coi piccoli, con i produttori di lavoro e di ricchezza. Noi non parliamo ai capipartito, ma a un popolo che ha perso la fiducia: dovremo essere l'alternativa alla paura». Su quali basi, è presto detto. «Aliquota fiscale unica, sburocratizzazione, lotta seria all'immigrazione clandestina. Penso che l'operazione "Mare Nostrum" verrà sospesa perché siamo gli unici cretini al mondo che fanno i complici degli scafisti. Signor Renzi, datti una mossa!».
Poi, il colpo a sorpresa. «Abbiamo tempo per preparare qualcosa di cui tutto il mondo parli. Che cosa succederebbe se un venerdì di novembre, mettiamo il 14, da Nord a Sud tutte le persone strangolate dallo Stato ladro dicessero basta, oggi non lavoro, non ti do una lira, ti affamo, non rilascio lo scontrino, faccio fare la corsa gratis sul mio taxi, curo gratris la gente? Siamo stufi di avere paura, mettiamo in ginocchio lo Stato italiano, che è il vero problema dell'Italia».
Ma non c'è solo Roma da combattere. «Mentre in Scozia e in Catalogna stanno per votare i referendum per l'indipendenza, sua maestà Renzi lascia alle Regioni l'elemosina. Quella riforma se la voti da solo. Intanto l'Unione europea è in trattativa con sette Stati tra Balcani e Turchia per la loro prossima adesione: nei prossimi sette anni daremo 11 miliardi di euro per convincerli a entrare in quella che non è casa loro, come dice la storia. L'unico che c'entrerebbe qualcosa ma che non vuole entrare è l'Islanda: ecco quanto è appetibile in questo momento la gabbia europea, una gabbia fondata sulla paura, dove se dici qualcosa di sconveniente vieni indagato».
A proposito di indagini. «Sono contento umanamente che Berlusconi sia stato assolto, dopo quattro anni di linciaggio qualcuno ha riconosciuto che quell'accusa non stava in piedi. Due assoluzioni di fila ad Arcore non si sono mai viste - ironizza -. Forse perché Piersilvio appoggia Renzi e il padre vota la sua legge elettorale?». E sulle inchieste contro la Lega: «Indagateci tutti, arrestateci tutti, sputtanateci tutti, non abbiamo paura. Il mio abbracico agli indipendentisti lombardi e veneti: le idee non si arrestano», ribadisce. Uno dei temi più controversi del Congresso è stata l'"apertura" al Sud. «Bossi e Miglio ci hanno insegnato che da questo punto di vista il fine giustifica i mezzi. Se il nemico oggi è lo Stato ladro e la Ue che dissangua i territori, e mi dà una mano gente genuina da Cagliari a Lampedusa, sarei fesso a dire di no. Noi rimaniamo la Lega, ma se nascono uno o più movimenti che riconoscono in noi l'unica alternativa possibile al renzismo, che è la droga di questi tempi, li ringrazio di cuore».
Un recente dato Istat ha colpito il Segretario. «Nel 2065 saremo 61 milioni, un terzo stranieri, un terzo over 65, gli altri che lavorano e producono per tutti. Sarà un altro mondo, dove dovremo chiedere il permsso di lavorare, mangiare, pregare come abbiamo sempre fatto e di leggere i libri che vogliamo. Abbiamo bisogno di fare figli, non ne nascono più. Democrazia e demografia sono collegate. Una società che non fa figli è una società che muore. Vorrebbero che in futuro due uomini o due donne possano combinare qualcosa: non è futuro, è follia. Non mi permetto di entrare in camera da letto di nessuno, ognuno è libero di fare quello che vuole, però le radici dell'albero sono quelle, il matrimonio è tra uomo e donna e i bimbi si fanno dove c'è una mamma e c'è un papà. Quello che rimane del centrodestra è d'accordo? - è la provocazione di Salvini -. Parliamo di immigrazione: come faccio io, o Flavio (Tosi, nda), a fare le primarie con Alfano? Il governo taglia 1,5 miliardi alle forze dell'ordine, ci sono poliziotti che si scambiano la divisa l'un l'altro a fine turno, altri salgono sulle Volanti facendo il segno della croce per vedere se l'auto parte o no. E se fanno troppo bene il loro lavoro e arrestano l'extracomunitario sbagliato, vengono trasferiti d'ufficio perché ha ragione il ladro e non la guardia. Noi stiamo con le guardie e con chi rispetta le regole: il centrodesta con chi sta? E sull'indulto? Io non torno alle sommatorie dei partiti - incalza -, la gente è stanca della riproposizione delle vecchie sigle. O c'è un progetto politico condiviso, oppure rimaniamo irrilevanti e marginali, ma con qualche milione di voti».
Sull'ipotesi primarie, il Segretario tiene a rimarcare: «Non penso di essere all'altezza di fare il leader del centrodestra. Io sono il leader della Lega. L'importante è che chiunque abbia questo progetto abbia come primo obiettivo la Lega. Se la Lega è forte, sono gli altri che stanno alle nostre condizioni». Il bersaglio dichiarato è l'attuale presidente del Consiglio. «Renzi è veramente pericoloso. E' antidemocratico fino al midollo. Cancellare le Province è stata una schifezza, il Pd se n'è accorto e vuole coinvolgerci. Renzi diceva di aver tagliato tremila politici ma si è tagliato tremila volte le palle, perché quei politici erano al servizio dei cittadini. Il premier è una marionetta sorridente che fa i selfie e al quale i bambini cantano le canzoni quando va nelle scuole, e quelle maestre andrebbero licenziate».
La battaglia della Lega ha una data e interlocutori precisi. «Dobbiamo difendere con le unghie e coi denti il territorio, ma qualcuno dorme. Dove sono le associazioni di categoria, Confcommercio, Confartigianato, Confesercenti, Confragricoltura? Hanno paura di esporsi, ma a furia di tacere lasceranno sradicare tutto quello che ha radici nel territorio. Facciano la loro parte il 14 novembre, è il momento di tirare fuori le palle a tutti i livelli, altrimenti questi ci rubano il futuro. E vogliamo parlare delle cooperative che pagano in nero, ti sfruttano e se non ti va bene c'è la fila di extracomunitari fuori? Il 14 novembre portiamole in piazza a vedere quante sono quelle vere e quante sfruttano i lavoratori».
Per Salvini «è un momento storico in cui o è bianco o è nero. Ci dev'essere una rivoluzione, uno shock, un cambiamento totale nel rapporto tra Stato e cittadino. Lasciami in tasca tutto lo stipendio, il sostituto d'imposta lo decido io, non tu Stato. Perché è lo Stato a decidere quando devo andare in pensione, per poi cambiare le regole come con la Fornero? Vi pare che in un momento come questo si deve complicare la vita all'artigiano imponendogli il bancomat nel negozio? Renzi è telecomandato dalle banche e dalla grande finanza, i suoi sponsor vivono a Londra o nelle isole del Pacifico. La lega deve difendere chi produce, non chi inventa denaro. Ma siamo un popolo di rimbambiti, Renzi ha preso il 40%, in Emilia e in Romagna gli alluvionati hanno pagato le tasse, accettando di posticiparle. Dobbiamo avere la forza di opporci. Se lo faccio da solo mi portano via, se lo facciamo in tanti e vinciamo la paura...».
Prima che Bossi lo solleciti a chiedere l'intercessione di Sant'Antonio di Padova, Salvini dà una stoccata alle missioni internazionali: «Oggi abbiamo 5 mila soldati in giro per il mondo che ci costano un miliardo di euro, e non riusciamo a portarne a casa due dall'India. Portiamoli tutti a casa e diamo quei soldi agli anziani». Poi parla di azioni forti. «Se la strada dell'indipendenza la apre il Venetom non ce n'è per nessuno. Ci aspetta un autunno effervescente, dove dovremo fare qualcosa al di là. Per difendere i lavoratori di un'azienda ho occupato una strada. Ho bisogno di gente disposta a infrangere il codice civile e il codice penale e a bloccare una strada per difendere quella bottega, uno stabilimento, un posto di lavoro. Altrimenti "Fonzie" come un rullo compressore annienta tutto».
Poi, una confidenza. «In questi sette mesi da Segretario ho detto chi me lo fa fare, mollo. Non dovrei dirlo, ma sarà capitato anche a qualche segretario di sezione. Se non ti càpita, non sei normale. Sono disposto a fare qualunque battaglia contro un nemico esterno, ma perdo la pazienza se devo combattere con un nemico che arriva da dentro. Il tweet fuoriposto, la lettera anonima... se non si è d'accordo se ne discute in sezione, non sui giornali, perché si fa il danno della Lega». La strada da percorrere è «lanciare messaggi positivi. Dobbiamo diventare capofila del popolo che lavora e che produce per sfidare lo Stato, non fottere chi fa il segretario a questo o quel livello. Ci possono essere idee diverse su come arrivare all'obbiettivo finale, ma non questo, che rimane sempre lo stesso».
Salvini è ottimista. «Lo Stato non è mai stato così debole, l'Unione sovietica europea ha paura dei referendum e pensa che non valgono. E gli Austriaci sono stati cacciati da Milano in cinque giorni. Purtroppo. Abbiamo preso 1.700.000 voti, che sono tanti e sono pochi. Ci alziamo da questo bellissimo 20 luglio determinati, compatti, magari non fratelli ma... cugini sul libero suol, disposti non a dare la vita ma a rischiare qualcosa, consapevoli che ci attaccheranno in ogni maniera. L'ho visto nel mio privato e se attaccano qualcuno vicino a me mi incazzo come un bufalo. Siamo pericolosi perché pensiamo, altri vogliono sradicare il lavoro per non dare alla gente il tempo di pensare se non a cose materiali. Si lavora per vivere, non si vive per lavorare. Vogliono farci pensare che siamo nati per lavorare tanto, male, sottopagati, per consumare quello che loro decidono e che magari arriva dall'altra parte del mondo, e possibilmente per crepare presto, così non devono pagarci la pensione».
Salvini ribadisce la centralità del tema del lavoro, presente fin dal titolo di questo Congresso straordinario. «L'Italia è una repubblica fondata sul lavoro: ma dove? Semmai, il lavoro dei soliti pirla. Il lavoro dev'essere pagato, i 4 euro all'ora non è lavoro, è schiavitù e i sindacati sono complici di questa truffa nei confronti dei lavoratori. Pàgali con dignità, e gli italiani vanno a raccoglierli loro i pomodori, a fare l'infermiere o il camionista. Basta con la generazione a tempo determinato, recuperiamo dignità al lavoro. Che è un progetto di sinistra, come lo è di destra difendere i produttori. E poi, ci vuole una bella sanatoria per tutte le cartelle esattoriali sotto i 10 mila euro per la gente che lavora. Fra un po' ci diranno che non possiamo permetterci i disabili, o gli anziani 75enni, per sostituirli con giovani che fingono di scappare da una guerra. Ci vogliono tutti uguali perché così siamo più comandabili».
Da ultimo, un pensiero alla Lega che è che sarà. «Gli iscritti della Lega sono bei numeri. Chiedo a tutti di aprire le porte delle sezioni: se ci sono sempre le stesse cinque persone, c'è qualcosa che non funziona. Coinvolgiamo, appassionamo. Siamo in Lega per fare la rivoluzione, se c'è uno più bravo di me non lo tengo fuori dalla porta, lo mando avanti al mio posto e io farò qualcos'altro. Pd e Forza Italia hanno molti piu soldi di noi, possiamo competere sulla passione, la fiducia, la voglia di combattere. Se stiamo tutti insieme, non ci ferma nessuno».