
Un polo con Milano al centro, oltre 100.000 kmq di superficie e venticinque milioni di abitanti.
Pensata così, questa vasta area potrebbe piazzarsi su uno scenario globale come Shangai o Pechino. Ne ha parlato ieri mattina nell'Aula Magna del Politecnico il Rettore Giovanni Azzone. E la sensazione, ascoltandolo, è che non fosse una boutade, ma un vero e proprio progetto o la premessa per un progetto per il futuro dell'ateneo milanese di Giovanni Battista Pirelli e Giulio Natta, Gio Ponti e Renzo Piano, che ha inaugurato il 150esimo anno accademico: “L'ecosistema Milano, cuore di una macroregione, può salvare il Paese dalla marginalizzazione”, prosegue Azzone. E ha spiegato: “la sfida oggi è attrarre capitale umano qualificato, studenti e docenti, e imprese, il rischio è perdere anche quello che abbiamo in casa”. E Milano "può essere un polo di attrazione globale: perché ha imprenditorialità diffusa, flessibilità, responsabilità sociale e solidarietà". Può e deve, secondo Azzone, “sennò finisce che non soltanto i professionisti ma già gli studenti delle superiori pensano di partire perché qui non vedono futuro. I giovani vanno dove c'è sviluppo e innovazione”. Parla di “flussi di persone e di imprese”, il rettore del Politecnico. “Crescerà ancora il peso delle aree urbane, nasceranno nuove città globali. Milano deve esserci. Ma Milano e la Lombardia da sole sono piccole”. Una visione assolutamente condivisibile, il rettore parla di università, ma credo che il discorso facilmente possa essere ampliato a qualsiasi settore di attività economica e di organizzazione sociale. é impellente pensarla così e prendere decisioni in merito. Per competere e sopravvivere, quando la concorrenza si chiama o si chiamerà Londra, Francoforte, Shangai, Mumbai, Delhi e via dicendo. Milano/Mediolanum, terra di mezzo, baricentro di una cultura umanistica e tecnologica senza eguali nel mondo, non può stare a guardare e subire il declino, Deve innanzitutto “connettersi” con il territorio circostante, la Macro regione padano-cisalpina. Il dibattito è aperto, da approfondire e seguire con attenzione.
(Fonte: linkiesta.it)