Ve l'avrei raccontata comunque, Piazza Maggiore pavesata di bandire della Lega Nord e della Liga Veneta, perché è stata una bellissima festa di partecipazione democratica e di passione civile. Ma ve la voglio raccontare subito, stasera, perché com'è andata davvero sono certo che non ve lo ha ancora raccontato nessuno.
Se faccio una panoramica dei principali siti di informazione adesso, a più di sei ore dall'evento, trovo questi titoli (non spendo fatica ad indicarvi la fonte perché sono intercambiabili): «Bologna: cortei, tensioni e sabotaggi - L'agente colpito resta a terra»; «Bologna: scontri con arresti e feriti» e sotto, per carità cristiana: «Salvini: il nuovo guidato dalla Lega», subito stemperato dal successivo: Pd: Guerini: «Niente di nuovo, tanto di vecchio», dice l'ex democratico cristiano. Potremmo continuare, è una vergognosa litania della reticenza. Vi assicuro che lo scarto tra quello che ho visto io e quello che racconta questa titolazione è incolmabile.
Eviterò come la peste la connivenza con i violenti che si sono inventati una guerra civile che non c'è solo perché l'unica guerra che possono vincere è quella senza un nemico.
Ma non eviterò di dire che sono andati fieri di portare striscioni che dicono chiaramente che di storia, di politica, di libri, di realtà questi improbabili universitari, questa gioventù tanto, tanto, forse principalmente esibizionista non sa proprio nulla: «Difendere Bologna dall'invasione leghista»; «Lega ladrona, Bologna non perdona», «Odio la Lega, là là là, odio la Lega là là là». Questo il massimo dell'elaborazione concettuale.
Ma che è successo in questi anni? «Il messaggio di morte di Salvini»? Ma basta... ne sto parlando troppo.
Le cose di cui parlare sono altre. Sono il fatto che Berlusconi è sì stato fischiato nella seconda parte del suo intervento, ma che comunque è stato lì ed ha parlato, e magari si è messo in tasca un po' di orgoglio per dare al Paese un messaggio importante, che forse non è ancora: «Il centrodestra è unito» ma è certamente: «Il centrodestra è qui per manifestare la sua ferma intenzione di unirsi e di vincere».
Immagino che non gli sia costato poco dire che Salvini: «è quello che consente a noi del centrodestra di guardare al futuro con ottimismo». Ma è salito su quel palco e l'ha detto, chapeau.
Matteo ha avuto il meritato trionfo del suo popolo, non ha letto il testo che aveva preparato, preferendo lasciarsi dettare le parole al momento, «dalla testa e dal cuore». Mentre le tiritere gridate degli antagonisti dal fondo della piazza giungevano tra le bandiere come un brusio.
Lascio ai molti raccontarvi domani per filo e per segno il discorso, un discorso da leader che sa che gli sta passando fra le mani la storia. Mi sono annotato una frase soltanto: «Se voi non mollate, io non mollo di un millimetro».
No Matteo. Almeno io non mollerò. E se mi guardo intorno mi pare di non vedere proprio facce che hanno voglia di mollare. Vedo gente in festa, sorridente, talmente coraggiosa da insegnare ai figli che tiene per mano che quelli là fuori che fanno i babau sono povera gente. Matteo dice che sono criminali. Tecnicamente lo sono. E sta facendo un comizio. E l'elettricità che scuote gli animi e le bandiere è tanta.
Io non lo dico perché se sono qui, in questa piazza vibrante, è perché voglio raccontare la storia e chi la sta facendo con parole che hanno un passo diverso, che puoi leggere anche domani, che mentre le pronunci hanno già la pacatezza della riflessione. È mio dovere provarci. È il mio mestiere.
Io dico che i violenti di stamani sono giovani svogliati che cercano un momento di becera gloria danneggiando con assoluta noncuranza il Paese. Rileggetevi Pasolini a proposito dei manifestanti della "Battaglia di Valle Giulia", era il 1968: «Avete facce di figli di papà. / Buona razza non mente./ Avete lo stesso occhio cattivo. / Siete paurosi, incerti, disperati / (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: / prerogative piccoloborghesi, amici».
Per questo oggi ho fotografato anche gli uomini delle forze dell'ordine. La Piazza che difendevano era oggi una piazza democratica e solidale. Se guardate i loro visi lo vedete: sembravano saperlo.
Penso che anche questa cosa che sto per scrivere non ve la dirà nessuno, perché un leghista – il segretario della Lega poi! – non può parlare di cultura. Ma Matteo oggi ne ha parlato, rivendicando la fine del suo monopolio da parte della spocchiosa sinistra, e per una ragione: perché è immotivato. Voglio ripeterlo, pianamente: perché è immotivato. Perché la cultura non è battibecchi sul nulla in interni borghesi.
E poi Matteo ha citato Gaetano Salvemini, grande storico, acceso antifascista e fra i più attivi ed importanti meridionalisti. Da non credere? Solo per chi non ha ancora capito i tempi e gli uomini. Ma non ve lo riferiranno altri, perché è scomodissimo, ancor più del parlare di cultura di destra. È proprio intollerabile al sistema che il presunto antimeridionalista e fascista Salvini citi Salvemini. Ma lo ha citato, in un brano a sostegno del federalismo fiscale.
Dunque, infine, vorrei dirvi, che di questa magnifica giornata bolognese ritengo negli occhi lo sventolio delle bandiere; nella testa l'idea che la cultura italiana debba trovare nuova linfa nell'area di pensiero del centrodestra, l'unica che abbia mantenuto una vera adesione alla realtà e alla solidarietà; e nel cuore la speranza che la politica sia nuovamente un fatto di popolo. Ma da oggi non è più una speranza. È una realtà.
A presto.
Edoardo Varini ( www.varinipublishing.com)
- Un grande Grazie ai nostri militanti della Lega Nord di Zogno che hanno partecipato alla manifestazione del 8 Novembre 2015