Sono cinque i precandidati alla Segreteria federale della Lega Nord. Entro le ore 12.00 di ieri hanno presentato, nei termini di regolamento, la propria candidatura alle primarie del Carroccio Manes Bernardini, Umberto Bossi, Matteo Salvini, Roberto Stefanazzi e Giacomo Stucchi.
L’unica candidatura che, seppure presentata, non è stata ritenuta valida dal comitato esecutivo, è quella di Gianluca Pini, a causa di un vizio di forma: la candidatura non è stata depositata presso la segreteria organizzativa a Milano, ma in altra sede. Pini si è detto «stupito» del rigetto della sua candidatura, affermando di averla «regolarmente presentata, come tutti gli altri».
Tutte le altre, possibili candidature delle quali si era parlato nei giorni scorsi - da Flavio Tosi a Erminio Boso, a Gianni Fava - non si sono concretizzate, nel senso che non sono state presentate: i nomi dei candidati in lizza sono i cinque citati all’inizio in ordine alfabetico.
Tosi, in particolare, ha motivato la sua rinuncia facendo sapere di voler «favorire la nomina di una candidatura unitaria». La decisione, ha spiegato, è maturata nel corso di un incontro a Milano con Roberto Maroni e Matteo Salvini. «Porre sul piatto anche la mia candidatura - ha detto Tosi - non mi sembrava utile al Movimento. Del resto quella di Salvini, amico, vice come me e segretario della Lega Lombarda, mi sembra forte e non vedo la necessità di un simile confronto».
La partita si sposta adesso sul piano delle firme necessarie per sostenere ciascuna candidatura: ognuno dei cinque precandidati dovrà raccogliere tra le 1.000 e le 1.500 firme di militanti per ufficializzare la sua nomina, ovvero perché il suo nome rimanga fra i papabili a subentrare a Roberto Maroni nel ruolo di Segretario federale. Per farlo, i precandidati avranno due settimane di tempo (da venerdì prossimo fino a giovedì 28 novembre). Solo chi avrà raccolto le firme sufficienti, potrà partecipare alle consultazioni per l’elezione del Segretario.
Dalla riunione del comitato esecutivo svoltasi ieri pomeriggio a Milano in via Bellerio - e durata poco più di mezz’ora - sono inoltre emerse alcune importanti novità sul piano delle procedure di voto e di spoglio. Le operazioni di voto avranno luogo sempre sabato 7 dicembre nei 54 seggi allestiti nelle sedi delle sezioni provinciali del Movimento; diversamente da quanto previsto fino a ieri, non si aggiungerà ad essi il seggio federale nella sede federale di via Bellerio.
Ma la novità più importante riguarda lo scrutinio: il conteggio dei voti assegnati a ciascun candidato non avverrà più sabato 14 a Torino, alla vigilia del Congresso federale al Lingotto, ma lo stesso sabato 7, subito dopo le operazioni di voto, il cui termine è stato anticipato alle 17.00. Pertanto, lo spoglio delle schede avverrà in ciascuno dei seggi, «alla presenza di chi ha votato e dei presidenti di seggio» come ha spiegato il responsabile federale organizzativo, Roberto Calderoli. Resta confermato il Congresso di domenica 15 a Torino, nel corso del quale sarà ratificato l’esito del voto.
«I cinque nomi che abbiamo ritenuto validi sono precandidature: ciascuno dovrà raccogliere le firme per l’ufficializzazione e quindi non è detto che a fine mese saranno ancora cinque - ha precisato Calderoli al termine della riunione di ieri -. In questo lasso di tempo sarà possibile cercare una candidatura unitaria, o largamente prevalente. Ma sono contento che ci siano più nomi. Ci devono e ci possono essere, ben venga la democrazia».
Sulle modifiche al regolamento per le (inedite) elezioni del Segretario ad opera dei militanti, il vice presidente del Senato ha tenuto ad osservare come siano state fatte «proprio per evitare qualsiasi dubbio o contestazione sul risultato. Si è scelta la strada - ha ricordato - di far votare tutto il popolo della Lega. Il Congresso avrà solo il compito di ratificare l’esito dello scrutinio, a spoglio concluso. E quel giorno il Segretario presenterà il suo programma. Prima di allora, non è utile né giusto anticipare i contenuti». Quanto al rischio di scissioni in seno al Movimento, Calderoli ha ribattuto: «Le vedo possibili in casa d’altri, non da noi. Nel Pd ci sono quattro candidati alla Segreteria, noi potremmo averne cinque. Non mi sembrano numeri eccessivi. Se ce ne fossero stati dieci o venti, allora sarebbero stati il segnale di mal di pancia; così, no».
Calderoli ha poi negato che ci siano state pressioni per far ritirare qualche candidatura, a cominciare da quella di Bossi. «Nessuno - ha detto - può richiedere il ritiro di una candidatura». Identica la posizione espressa in merito all’ipotesi di “sponsorizzazioni” di questo o quel candidato: «Nessuno deve sponsorizzare nessuno. I militanti hanno la loro testa, sanno usarla facendola funzionare bene, ed è quello che farò anch’io».
Sulla mancata presentazione della candidatura di Tosi, Calderoli ha osservato: «Evidentemente, anche rispetto al progetto presentato a Mantova, i suoi obbiettivi sono diversi». E sul profilo del candidato ideale, il responsabile organizzativo del Carroccio ha una sua idea: «Serve una persona decisa, in vista delle elezioni europee. In quella occasione andranno prese posizioni importanti, coerenti con le battaglie del Movimento che sono sempre state in contrasto con chi sostiene che “Europa è bello”».
Calderoli ha quindi scambiato alcune battute con i cronisti sull’attualità politica. «La nostra posizione rispetto al centrodestra? Con tutti i cambiamenti che ci sono ogni giorno, aspettiamo l’esito finale per prendere posizione. Un giorno si rappacificano, un giorno c’è rottura, in uno prevalgono le colombe e nell’altro i falchi... E poi non è bello guardare in casa d’altri».
Sulla decadenza di Berlusconi, «confermiamo il nostro no a una sanzione afflittiva presa in base alla retroattività di una norma». Capitolo legge elettorale: «Martedì finalmente andiamo al voto. Il Pd propone il doppio turno sapendo che non è la linea prevalente. Berlusconi e Grillo la pensano allo stesso modo. Noi vogliamo tornare al Mattarellum, decantato da tutti ma votato da nessuno». Caso Kyenge: «Ne ho parlato in tutte le salse, in Parlamento, nei comizi, per quanto attiene la parte giudiziaria. Attendo ancora la notifica degli atti».( fonte La Padania)