Passati da 400 mila migranti a un milione e 300 mila senza grandi tensioni. Aiutare i poveri a casa loro
«Partiamo dai numeri per potere mettere a fuoco la questione», esordisce Giancarlo Blangiardo, docente di Demografia all’Università Bicocca di Milano, uno dei maggiori esperti di questa disciplina in Italia. Per dare un giudizio oggettivo sulla querelle che oppone i governatori del Nord Maroni e Zaia ai prefetti e al governo è la persona ideale, poiché studia da una vita le dinamiche delle migrazioni internazionali (è tra l’altro responsabile del monitoraggio dell’immigrazione per l’Ismi, l’Istituto di studi sulla multietnicità).
E dunque cosa dicono i numeri? «Dicono che la Lombardia ha più o meno il venti per cento degli stranieri presenti in Italia (considerando sia quelli di origine extracomunitaria che comunitaria, come i rumeni, i polacchi o gli appartenenti ad altri Stati dell’Unione). Questo significa che in Lombardia gli stranieri rappresentano circa il 13 per cento della popolazione. Ma la percentuale aumenta in alcuni distretti industriali, come Brescia o Mantova e naturalmente a Milano, dove la percentuale arriva al 19 per cento. Sono le percentuali più alte d’Italia, indubbiamente».
Come si spiegano queste percentuali? «Dal fatto che la Lombardia ha una grande capacità attrattiva rispetto alle altre regioni per il suo Pil, la sua dinamicità e i suoi distretti industriali e commerciali. In questa regione ci sono più opportunità ed è normale che attragga i flussi migratori».
Però è anche vero che con la crisi anche i flussi migratori hanno innestato la marcia indietro. I flussi sono in diminuzione, dicono le statistiche. «Per la verità non possiamo parlare di inversione di tendenza. È vero però che nel complesso gli ultimi dati segnano un rallentamento. Ma nel 2014 c’è stato comunque un aumento, anche se un aumento meno consistente. Diciamo che sembra superata la fase parossistica, ma siamo sempre a livelli piuttosto intensi».
Che ne pensa della polemica scoppiata tra governatori del Nord e Comuni per l’accoglienza dei profughi? «La mia opinione è che dobbiamo svegliarci e cominciare a esprimere ed esplicitare la nostra solidarietà non a casa nostra ma nei Paesi di provenienza dei flussi migratori. Il problema non è centomila o duecentomila immigrati in più, la Lombardia ha dimostrato uno spirito di accoglienza e una tenuta sociale formidabile in questi anni. Nel 2001 in questa regione c’erano 400 mila immigrati, oggi siamo a un milione e trecentomila e non è successo nulla di negativo, nessuna frizione. I lombardi hanno dimostrato di essere un popolo solidale e accogliente, non ci sono mai stati problemi di integrazione».
E allora qual è il problema? «Il problema è a lungo termine, non possiamo pensare di accogliere immigrati indefinitamente. Anche perché nei flussi migratori i profughi politici, coloro che scappano dalla guerra e dalla tirannia sono solo una parte, gli altri vengono in Italia e in Lombardia perché scappano dalla povertà e cercano un reddito. È comprensibile, ma dobbiamo cominciare ad aiutarli nel loro continente, attraverso la cooperazione internazionale e altri tipi di interventi in loco. La popolazione dell’Africa, soprattutto subsahariana, è destinata a crescere in misura enorme nelle componenti giovani e in età da lavoro. In un’epoca come la nostra, estremamente globalizzata, quella di emigrare sembra la soluzione più facile, anche se poi questi ragazzi si scontrano con le difficoltà e i pericoli mortali delle traversate nel deserto e del mare. Il Continente nero avrà una popolazione di un miliardo e seicentomila persone nel 2020. Come possiamo pensare di accoglierli tutti, impoverendo peraltro la migliore gioventù dei Paesi d’origine?». ( fonte Eco di Bergamo)