I macchinari sfondano il diaframma di roccia della galleria Monte Zogno e arrivano all'aperto, ma nessuno tira un sospiro di sollievo. Perché davanti agli operai, giorno dopo giorno, si presenta una situazione sconcertante. «Smottamenti ripetuti». Distacchi dalla parete, uno dei quali «determina la caduta di un masso nel sottostante canale Enel, ostruendolo. Solo la limitata portata del canale ha evitato la tracimazione dello stesso in una zona ove sono presenti sottostanti abitazioni». E ancora, si richiedono misure di consolidamento anti-crolli perché ci sono «condizioni di non sicurezza per i lavoratori». È un bollettino di guerra, quello che racconta la vera storia del cantiere della variante di Zogno. Ed è ufficiale, perché gli stralci riportati sopra stanno nero su bianco in una delibera. Quella, pubblicata, con cui la Provincia ha ratificato l'aumento dei costi dell' opera nata per liberare dal traffico la Valle Brembana. In totale si parla di 8 milioni che vanno trovati dalla Provincia e 16 richiesti alla Regione. Totale: 24 e la sua apertura, ora, è prevista nel 2017. «Problemi geologici nelle gallerie», è stato detto. I documenti, in realtà, raccontano una storia molto più complessa. Riassunto delle puntate precedenti. La strada viene progettata in fase preliminare nel 2006 da Abiemmedue, società controllata dalla Provincia, oggi in liquidazione. Nel 2010 la gara, base d'asta 60 milioni: la spunta Itinera con 44, finanziati da Provincia e Regione. La società prepara il progetto esecutivo, ed è qui che iniziano a lievitare le spese. Via Tasso, cui compete l'opera, chiede di limitare la pendenza delle gallerie per renderle più sicure, ma questo implica un allungamento (la Monte Zogno passa da 1.730 a 2.211 metri) ed un extra-costo: 8 milioni di euro, si decide di procedere in due lotti , il primo con scadenza 2015 e l'altro con fondi da reperire. Un pacchetto oggi non coperto, il nuovo lotto funzionale verrà assegnato solo a fine lavori. Il cantiere però è assegnato, viaggia, quindi è il 2011 si decide di stralciare, piuttosto, le opere «di completamento»: luci, asfalto, sottoservizi e lo svincolo sud ma la variante dopo molti anni di attese finalmente parte. Itinera inizia i trafori: ecco una montagna friabile, più del previsto. In caso di tunnel non è una cosa rara, ma metterlo in sicurezza costa circa 5 milioni in più. Bloccare tutto o andare avanti? Si opta per la seconda via, ma facendo finire fuori piano le opere «secondarie», come i rondò. Fine 2013. Non se ne parla, ma il prezzo è già salito di 13 milioni. Poi, si arriva sul versante nord. E lì cominciano i (nuovi) dolori. Abiemmedue avrebbe, emerge dai fatti, sottostimato la complessità geologica, ma i progetti successivi (dell'impresa e approvati dalla Provincia) non mutano il quadro. Oggi quel tratto franoso di variante potrebbe, la stima tecnica, costare altri 11 milioni Cifra che la Provincia s'impegna a mettere da parte (con la Regione), ma che comunque sarà sottoposta a perizia. Dalla prossima settimana, a lavori fermi, esperti dell'ente locale e dell'impresa esamineranno situazione. Si vedrà se anche il terzo tassello dei 24 milioni di extra-costi ipotizzati arriverà al massimo del preventivo. Resta sul tavolo il capitolo delle responsabilità, soprattutto la verifica della sottovalutazione geologica. Per capire chi ha sbagliato, e quanto costerà davvero, da metà ottobre scatterà una perizia. Dettaglio: se la Regione non metterà a disposizione nuovi fondi (richiesti da via Tasso che nel bilancio 2014 non li può trovare, ma non ancora ufficializzati) l'opera si fermerà. Ed è questione di giorni. Il 15 ottobre, secondo il cronoprogramma stilato da Itinera, l'impresa di Tortona affidataria, risulteranno esauriti i fondi dell'appalto originario.
QUI SOTTO LA DELIBERA DELLA PROVINCIA IN FORMATO INTEGRALE DOVE E' ILLUSTRATA TUTTA LA SITUAZIONE DALL'INIZIO FINO AD ORA.
DA QUESTO DOCUMENTO SI EVINCE CHIARAMENTE CHE SE NON SI FOSSE INIZIATA NEL 2011 (SEPPUR CON CARENZA DI RISORSE) , LA VARIANTE DI ZOGNO ALTRIMENTI NON SI SAREBBE MAI PIU' REALIZZATA